
Luigi Di Maio - in diretta su La7, durante la trasmissione "L'aria che tira" - fa il nome del preside dell'Istituto Majorana di Brindisi per il Ministero dell'Istruzione targato M5S: qualora i pentastellati si insediassero a Palazzo Chigi, sarà Salvatore Giuliano, il dirigente scolastico all'avanguardia. Il preside è infatti stato promotore di iniziative come "Book in progress" e "iPad in classe" e, dal 2009 ad oggi, è riuscito a raddoppiare il numero degli iscritti al suo istituto. Ha fatto poi parte dello staff del Miur - al tempo di Stefania Giannini - come esperto sui temi legati alla formazione dei dirigenti scolastici e all’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale. Skuola.net lo conosce bene e vi svela di più su di lui.
Chi è Salvatore Giuliano
Classe 1967, il dirigente scolastico Salvatore Giuliano, laureato in Economia bancaria finanziaria e assicurativa, con 104/110, sarà ministro dell'Istruzione qualora il Movimento 5 Stelle vincesse le elezioni.Alla guida dell'istituto Majorana di Brindisi (tecnico industriale e liceo delle scienze applicate) dal 2008, ha firmato diversi progetti innovativi, tanto che il suo istituto è considerato uno dei più avanzati a livello della didattica digitale di tutto il Paese.
Tra i progetti che Giuliano ha sperimentato nel suo istituto, ecco un rapido excursus dei più importanti:
Salvatore Giuliano e l'esame di Maturità
Un'informazione curiosa deriva da un'intervista di Giuliano a Skuola.net del (lontano) 2015, che aveva ad oggetto anche l'esame di Maturità. Qualche anno fa, certo, ma non così tanto. Ebbene, in quel frangente Giuliano aveva manifestato le sue perplessità sull'esame: vero è che, nel frattempo, è stata approvata la Buona Scuola e la riforma in partenza dal 2019.Il punto critico, secondo il dirigente, era l'assenza di meritocrazia e selettività: "Un esame che promuove il 99,9% degli esaminati non è selettivo" - sosteneva Salvatore Giuliano - "Che senso ha fare un esame in cui le commissioni tendono a promuovere tutti?". Inoltre, secondo il preside, l'"aiutino" che spesso le commissioni danno a chi ha bisogno di essere promosso contrasta con la severità nel concedere il massimo dei voti. Così l'esame può falsare il reale quadro del rendimento dei vari componenti della classe, di fatto "penalizzando" i più bravi.
"Meglio farlo come si deve, valutando seriamente le prove, o non farlo proprio" aveva affermato. E si era detto favorevole a una commissione tutta interna, per una ragione molto logica: secondo lui, il vero giudizio sull'alunno viene preso in sede di scrutinio (per l'ammissione) ed è poco probabile che possa cambiare in pochi giorni. In più, con la commissione mista, può capitare che venga compromessa la serenità dell'esame: "Molto spesso alcuni docenti combinano guai a causa della competizione o di piccole vendette tra istituti". "Bisogna riformare profondamente l'Esame di Stato" aveva concluso il preside. E chissà se la riforma che partirà dal 2019 lo soddisferà, o vorrà metterci mano, qualora diventi ministro dell'Istruzione.