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scuole al freddo studenti in protesta

Termosifoni spenti e finestre aperte: non è di certo luglio, ma è questa la situazione a dicembre nelle scuole italiane. Studenti e professori sono quindi in protesta per le condizioni invivibili a cui sono sottoposti tuttora nelle classi, in quanto i cui termosifoni non sono ancora entrati in funzione, non del tutto.

Ma vi è comunque la necessità di tenere aperte le finestre dell’aula per poter permettere la corretta aerazione degli spazi così da rispettare le regole anti-Covid. Anche perché è stato meno di un istituto su 10 a provvedere ad installare un sistema di aeratori, rendendo quindi necessario a dicembre tenere spalancate porte e finestre. Scopriamo quindi nel dettaglio cosa sta succedendo.

Protesta per le classi al gelo: termosifoni spenti ma finestre aperte

Abbiamo chiesto agli uffici tecnici di province e città metropolitane di anticipare l’accensione dalle 7.30 alle 6 di mattina e posticipare lo spegnimento che normalmente avviene tra le 10 e le 11 alle 14. Anche per arginare un minimo il problema del freddo sentito dai ragazzi a causa delle finestre continuamente aperte”. Questa la richiesta avanzata da Luca Ianniello, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti medi, e riportata da Adnkronos.

Sembra di stare in prigione” commenta severo lo studente incredulo per le condizioni in cui versano tuttora le scolaresche in buona parte d’Italia. “Studenti che non possono fare la ricreazione, scuola militarizzata, in classe con la mascherina, mura spoglie, freddo… sembra di stare in prigione privati della socialità" rende noto il ragazzo, portavoce di moltissimi altri.

Sistemi di aerazione non pervenuti nelle scuole: la denuncia

A quasi due anni dall’inizio della pandemia, sono ancora moltissime - forse troppe - le scuole ancora impreparate ad accogliere gli studenti in sicurezza. "Sugli aeratori d'aria è stato fatto pochissimo anche se sarebbe stata una soluzione importante” dichiara Luca Ianniello.

E vista la latitanza delle istituzioni, il coordinatore nazionale della Rete degli Studenti medi annuncia che proprio grazie alla loro mobilitazione sono proprio gli alunni a raccogliere dati sulle condizioni scolastiche attuali nelle classi italiane: “Stiamo raccogliendo dati, ma al momento ci risulta che meno di una scuola su dieci li ha installati dall'inizio della pandemia in un continuo rimpallo di responsabilità che incide negativamente sul benessere psicologico degli studenti e si somma ad una situazione di precarietà e inospitalità generalizzata”.