
L’uso dello smartphone a scuola è uno dei temi più discussi negli ultimi mesi (facciamo anche anni). Ad accendere ancora di più il dibattito sono i casi di un suo uso improprio nei momenti più delicati della vita scolastica, come gli esami.
Circa due mesi fa, in un liceo di Terni, una studentessa è stata allontanata dalla prima prova dell'esame di Maturità 2025, proprio perché è stata beccata con lo smartphone in mano.
La commissione ha subito proceduto all'annullamento delle sue prove scritte, escludendola di fatto dall'esame. Una decisione drastica che ha scatenato un ricorso legale da parte della ragazza, per contestare la pena inflitta.
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Il ricorso: riammissione con riserva
Il ricorso urgente della studentessa ha portato a una riammissione con riserva, riuscendo così a sostenere le prove, superandole anche con un esito positivo.
La sua difesa si è basata sull'idea che fosse stata "ingiustamente colpita dalla sanzione dell’esclusione dall’esame allorché non aveva neppure iniziato la stesura del tema d’italiano, e nonostante il telefono cellulare in suo possesso non fosse stato occultato e fosse rimasto sempre spento".
I legali della ragazza, inoltre, hanno sostenuto come non ci fosse "alcuna fonte normativa che imponga l’esclusione di uno studente dalle prove di Maturità per il mero possesso di un cellulare che non sia stato effettivamente utilizzato, e comunque si tratterebbe di sanzione manifestamente sproporzionata rispetto allo scopo perseguito dalla disciplina dell’esame di Stato".
Dopo aver concluso gli esami con successo, la studentessa ha "notificato e depositato motivi aggiunti in cui preliminarmente segnalava l’esito positivo dell’esame, che dimostrerebbe l’indubbio possesso delle competenze richieste per il conseguimento del titolo finale, oltre all’effettiva capacità di sostenere le prove senza aiuti: chiedeva infine che venisse dichiarata cessata la materia del contendere".
Per lei dunque, avendo superato l'esame, la questione si sarebbe dovuta chiudere lì.
Il Tribunale ribalta la situazione: sanzione corretta
Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) dell'Umbria, però, ha ribaltato la situazione. La sentenza più recente ha ricostruito i fatti, e la difesa dell’amministrazione ha sottolineato la correttezza del provvedimento espulsivo.
Secondo quanto si legge in sentenza, infatti, "la studentessa era stata sorpresa nell’atto di utilizzare un telefono cellulare, che veniva rinvenuto acceso e sbloccato, dopo averne consegnato alla Commissione un altro".
Il Tar ha anche sostenuto che "la sanzione oltre che dovuta in punto di fatto sarebbe stata anche proporzionata ed opportuna, in quanto l’esame di Stato tenderebbe ad accertare non solo le competenze, ma anche la maturità personale del candidato, il suo senso di responsabilità ed il suo rispetto delle regole".
La decisione del Tar: ricorso infondato
Alla fine, il Tribunale Amministrativo dell’Umbria ha respinto tutte le motivazioni della ricorrente, ritenendo il ricorso infondato. In particolare, ha smontato la tesi secondo cui il superamento dell'esame avrebbe sanato la situazione precedente: "Il positivo superamento delle prove d’esame ad opera della studentessa determinerebbe l’assorbimento del precedente provvedimento lesivo e la conseguente improcedibilità dell’impugnativa, o addirittura la cessazione della materia del contendere".
I giudici hanno chiarito che "neppure possono scriminare in senso favorevole alla studentessa le considerazioni circa il suo brillante curriculum, perché diversamente opinando si finirebbe nella sostanza per giustificare l’utilizzo dei dispositivi elettronici esclusivamente da parte dei candidati più preparati".
Inoltre, è emerso che il regolamento d'istituto della scuola frequentata dalla studentessa "proibisce l’utilizzo di cellulari ed altri dispositivi elettronici durante le attività didattiche, tanto è vero che gli smartphone venivano regolarmente riposti dagli studenti tutte le mattine alle ore 8".
E non solo, "non risulta che il giorno dell’esame la ricorrente, nell’atto di consegnare il primo cellulare, avesse avvertito la commissione della necessità di detenerne un altro per particolari esigenze personali – conclude il Tar – né che prima di utilizzarlo in ipotesi di incipiente attacco d’ansia, avesse preavvertito l’insegnante, invece di essere sorpresa nel corso della prova".
Quindi, nulla di fatto per lei: dovrà frequentare di nuovo il quinto superiore e cimentarsi l'anno prossimo con l'esame conclusivo.
Il caso analogo ma dall'esito opposto
Qualcosa di simile è avvenuta, recentemente, anche a un altro ragazzo, allontanato dalla Maturità 2025 per aver usato lo smartphone durante la prima prova scritta. Solo che lui, a differenza della studentessa umbra, è stato riammesso agli esami suppletivi grazie a una sentenza del Tar.
Il Tribunale ha annullato il provvedimento della commissione d'esame, riscontrando diverse irregolarità. In particolare, in quel caso la sanzione è stata giudicata sproporzionata e adottata senza una delibera ufficiale della commissione, che avrebbe dovuto operare come "collegio perfetto".
Il TAR, nella fattispecie, ha anche sottolineato la mancata valutazione del percorso scolastico dello studente, che vantava una media dell'8,35 e un 9 in condotta, elementi che avrebbero dovuto influenzare la decisione.
Inoltre, non è stata fornita prova che l'elaborato fosse effettivamente copiato o che le ricerche fossero state utilizzate. Il decreto d'urgenza del TAR di Napoli ha così permesso al ragazzo di sostenere le prove suppletive.
Due punti di vista opposti per due questioni analoghe: quale sarà stata la decisione corretta?