
Il motivo della sua bocciatura all’esame di Stato è stato il rifiuto, da parte dei professori, di considerare le mappe concettuali che una studentessa ha presentato davanti alla commissione al colloquio orale. Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha però accolto il ricorso della ragazza, affetta da disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).
Così, con la sentenza n. 16048/2025 del 5 settembre, i giudici hanno stabilito che i docenti avrebbero violato il diritto della candidata a fruire dei cosiddetti "strumenti compensativi", previsti dalla normativa a supporto degli studenti con DSA.
Il Tribunale ha quindi ordinato la ripetizione della prova orale per la studentessa e ha condannato il Ministero dell’Istruzione e del Merito al risarcimento delle spese processuali, valutate in 1.500 euro.
Il rifiuto della commissione
L'opportunità della studentessa di superare l'esame di Maturità nella sessione ordinaria è svanita proprio a causa della rigida scelta del presidente di commissione. Lo scorso 30 giugno, durante l’esame orale presso un liceo delle scienze umane ad indirizzo economico sociale, la candidata - seguita da un centro studi privato e autorizzata dall’Ufficio Scolastico Regionale a sostenere l’esame come candidata esterna - aveva ottenuto un punteggio di 48/100, dati da 30 crediti formativi e 18 punti delle due prove scritte.
Con in mano un certificato medico, datato 29 gennaio, che confermava difficoltà nella lettura e nel calcolo, la studentessa ha chiesto di poter usare delle mappe concettuali all'esame orale. Il presidente della commissione però ha negato la richiesta, causando un forte blocco emotivo nella candidata, che non è stata in grado di finire la prova. La bocciatura è stata ufficializzata il giorno dopo con la pubblicazione dei risultati.
Cosa dice la legge
Dopo aver analizzato il ricorso, i giudici hanno però richiamato con forza i diritti degli studenti con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), pertanto il TAR ha annullato i verbali della commissione d'esame, giudicando illegittimo il suo operato.
Nello specifico, la Legge 170/2010 garantisce agli studenti con DSA “adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato”. Inoltre, il tribunale ha citato l'articolo 20 del Decreto Legislativo 62/2017, che prescrive alle commissioni di tenere “in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive adeguatamente certificate”.
La sentenza ha perciò evidenziato come l’inibizione all'uso degli strumenti compensativi vada contro gli obiettivi della normativa, concepita per “ridurre i disagi relazionali ed emozionali” e “garantire il diritto all’istruzione”. A seguito della decisione, il Ministero è stato obbligato a far ripetere l'esame. Ovviamente con la possibilità di usare le misure compensative.