
Quante volte è capitato di iniziare l'anno con un prof che poi, a metà percorso o l'anno dopo, è stato trasferito. Nuovi approcci, programmi diversi, un modo di spiegare che magari all'inizio non è subito comprensibile. Un vero problema per gli studenti.
È una storia, questa, che si ripete anno dopo anno, ma le conseguenze della discontinuità didattica continuano a pesare sul percorso degli studenti.
Per questo un alunno di 16 anni, di un Liceo delle Scienze Umane della provincia di Salerno, rappresentante di classe nella sua scuola, ha deciso che è ora di dire basta a questo via vai di prof, che quest’anno vedrà un aumento di oltre 14mila unità.
Christian, questo il suo nome, ha perciò scritto una lettera alla redazione di Skuola.net, con l’obiettivo di puntare i riflettori su un problema che riguarda milioni di studenti.
Lo studente parte col dire che la discontinuità didattica rappresenta un vero e proprio strappo, un vuoto che si crea e che lascia con una sensazione di fatica e smarrimento.
Le conseguenze della discontinuità didattica
Christian, nella sua lettera, spiega poi gli effetti di questi continui cambi. Il punto non è solo che cambiano i programmi o i libri. Il vero problema è che si incrina qualcosa di molto più profondo come il legame educativo: ”Si intraprende un cammino, ma all'improvviso la direzione viene modificata, e tutto ricomincia da zero”.
Tutto questo provoca, racconta lo studente, “fatica, smarrimento e senso di instabilità”.
La scuola, secondo Christian, non è solo un posto dove si imparano nozioni, è anche un luogo dove si costruiscono relazioni, si impara a fidarsi e a crescere insieme. Ma non quando i punti di riferimento cambiano di continuo: “Ciò che si incrina non è soltanto l’apprendimento, ma anche il legame educativo, la fiducia e la motivazione tra studenti e Docenti”.
Un docente vero, scrive, "non si limita a trasmettere nozioni e conoscenze, ma è colui che riesce ad entrare in sintonia con gli studenti, che sa andare oltre i voti, oltre le apparenze. È l'insegnante empatico, che ascolta, comprende e sostiene. È la figura che non si mette né dietro, né avanti, ma accanto".
Il messaggio che vuole lanciare Christian è quello di “ridare centralità alla continuità didattica, perché non solo una questione organizzativa, ma una scelta educativa”.
La lettera dello studente
Ecco lil testo completo della lettera, un appello che ci riguarda tutti:
"Nella vita esistono incontri preziosi, di quelli che arrivano in punta di piedi e, senza fare rumore, lasciano un segno profondo. Ci sono esperienze che parlano più dei discorsi: sono i silenzi, i vuoti, gli strappi. Uno di questi, purtroppo, è la discontinuità didattica, un tema spesso poco visibile, ma che per noi studenti ha un impatto enorme. Si verifica ogni volta che un docente viene sostituito, ogni anno o a metà percorso scolastico.
Cambiano approcci, programmi e modalità. Ci si abitua a una voce e quella voce improvvisamente sparisce. Si intraprende un cammino, ma all'improvviso la direzione viene modificata, e tutto ricomincia da zero. Si tratta di una realtà più frequente di quanto si pensi e lascia dietro sé fatica, smarrimento e senso di instabilità. La scuola dovrebbe essere un luogo sicuro, dove il sapere e le relazioni crescono insieme all'unisono nel tempo.
Ma se i punti di riferimento cambiano di continuo, ciò che si incrina non è soltanto l'apprendimento, ma anche il legame educativo, la fiducia e la motivazione tra studenti e Docenti. A parer mio, un Docente vero non si limita a trasmettere nozioni e conoscenze, ma è colui che riesce ad entrare in sintonia con gli studenti, che sa andare oltre i voti, oltre le apparenze. È l'insegnante empatico, che ascolta, comprende e sostiene. È la figura che non si mette né dietro, né avanti, ma accanto.
Per questo, oggi, come studente e Rappresentante, sento il bisogno di lanciare un appello semplice ma urgente: ridare centralità alla continuità didattica, perché non solo una questione organizzativa, ma una scelta educativa. Significa proteggere il percorso degli studenti, garantire stabilità e riconoscere che apprendere non significa solo acquisire concetti, ma anche costruire legami, fidarsi di chi ci guida e crescere accanto a qualcuno che ci conosce davvero. Può nascere un legame autentico tra chi insegna e chi apprende. Noi studenti con questi Docenti ci sentiamo visti, ascoltati e valorizzati. In questi casi, ciò che funziona non dovrebbe essere lasciato andare, ma va custodito.
Sappiamo bene che le nomine scolastiche seguono regole precise attraverso le graduatorie, ma crediamo che anche il benessere degli studenti e la qualità delle relazioni educative debbano pesare nelle decisioni che riguardano la nostra vita a scuola.
Un insegnante che guida con mente e cuore lascia un’impronta indelebile, non solo sul piano didattico e culturale, ma anche su quello umano”.