
IL CASO - Il caso è scoppiato lo scorso anno al Liceo Scientifico "Paolo Lioy" di Vicenza, in cui l'insegnante Marcello P. (50 anni, fonte La Repubblica) disse alla studentessa Silvia C. che "non aveva più alcuna possibilità di essere promossa". Questo - secondo quanto riportato da La Repubblica - per vendicarsi di un intervento fatto nell'assemblea dei genitori dalla mamma della ragazza che chiedeva di rimuovere proprio questo docente, in quanto scorretto.
LA SENTENZA - A decretare la ragione della studentessa è così arrivata la sentenza della Cassazione. "L'impossibilità di realizzare il male minacciato esclude il reato solo se si tratti di impossibilità assoluta, non quando la minaccia sia idonea ad ingenerare comunque un timore nel soggetto passivo".
GIUSTIZIA - Riteniamo che questo provvedimento sia del tutto comprensibile. La bocciatura, infatti, può essere decisa solo dal consiglio di classe e sulla base dei risultati scolastici ottenuti. Insomma una persona, anche quella più scarsa, può teoricamente recuperare il proprio rendimento fino a che l'anno scolastico non è concluso. Poi, finita la scuola, si tireranno le somme. Ma non si può minacciare una persona di bocciatura fintanto che lei non abbia esaurito tutte le possibilità di dimostrare il suo merito.
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