
Un giro di corruzione e malaffare che coinvolgeva docenti, dirigenti scolastici, titolari di istituti privati, studenti e famiglie. Un commercio che ha fruttato parecchi soldi all’organizzazione. Il prodotto di punta? Diplomi.
Se si voleva ottenere il ‘pezzo di carta’ senza fatica e in maniera rapida bastava versare 3500 euro e il gioco era fatto. Lo segnala il giornale online LaSicilia.it
Per prendere il diploma bastava pagare
A scoprire il diplomificio clandestino è stata la Guardia di Finanza di Ragusa, al termine di un’indagine durata un paio d’anni che aveva messo sotto la lente d’ingrandimento – dopo alcune segnalazioni e una serie di intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche – una vera e propria organizzazione specializzata nella ‘vendita’ di diplomi. Circa 80 le persone denunciate che ora dovranno rispondere dei reati di truffa, abuso d’ufficio, falso e violazione del segreto d’ufficio.
A gestire l’organizzazione due dipendenti pubblici
Al vertice della piramide – che, partendo dai comuni di Ispica e Rosolini, si era rapidamente estesa a tutte le province siciliane - due coniugi, entrambi dipendenti pubblici, che parallelamente gestivano i due istituti paritari che fungevano da quartier generale.
Medici e professori tra i complici
Avvalendosi della compiacenza dei medici - che firmavano i certificati che consentivano di loro di assentarsi dal lavoro – e della complicità di docenti – che chiudevano più di un occhio durante le prove di maturità, i due avevano messo in piedi un meccanismo ben rodato: circa 100 candidati ogni anno che venivano indirizzati in alcune scuole private della Sicilia dove, i professori, consentivano loro di usare il cellulare o i classici foglietti con i suggerimenti; ma, in alcuni casi, le soluzioni venivano addirittura copiate da testi opportunamente creati dal pool di docenti.
Esami truccati e finte interrogazioni
Gli studenti, inoltre, erano solo formalmente iscritti nelle scuole gestite dal gruppo. Pagando la ‘retta’ di 3500 euro, infatti, gli veniva cucita su misura una carriera scolastica che gli consentiva di accedere all’Esame di Stato. Registri, pagelle, scrutini, crediti scolastici, esami di ammissione: era tutto falso, nessuna interrogazione o compito in classe sostenuto. Ma, a conti fatti, non sembra essere stata una grande trovata.Marcello Gelardini