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occupazione Itc Bachelet di Roma

Secondo un'indagine di Skuola.net, circa il 57% degli studenti è intenzionato ad occupare la sua scuola quest'anno. A stare particolarmente a cuore alla maggioranza sono i problemi della scuola a livello nazionale, e l'occupazione sembra loro l'unico metodo efficace per attirare l'attenzione dei professori, dei presidi e delle istituzioni.

Ma nonostante le intenzioni poco positive degli studenti, i presidi non si scompongono e cambiano linea di azione: denunce solo per chi danneggia strutture e oggetti e per chi è violento con gli altri. Questo è quanto emerso durante il convegno di ieri pomeriggio "La scuola: un bene della comunità. Prevenzione e gestione delle occupazioni studentesche", organizzato dall'Associazione Nazionale Presidi. Nel frattempo a Roma sono stati occupati l'Itc Bachelet e il Liceo Manara.

GLI STUDENTI VOGLIONO OCCUPARE - Skuola.net ha raccolto le intenzioni degli studenti rispetto alle occupazioni tramite una ricerca, i cui dati sono stati esposti durante il convegno di ieri, con l'Associazione Nazionale Presidi presso il liceo scientifico di Roma I. Newton . L'indagine ha messo in luce che la maggioranza dei ragazzi, circa 1 su 2, parteciperebbe all'occupazione della propria scuola. Le motivazioni, per il 58% degli studenti favorevoli alle occupazioni, sono legate ai problemi della scuola in generale, ma non manca un buon 29% di studenti che occuperebbe per motivi interni al proprio istituto. Ma perché scegliere una forma di protesta che va contro ogni regola? Solo così, pensa la gran parte dei ragazzi, il 90%, si può attirare l'attenzione in maniera efficace.

MA C'E' CHI DICE NO - Quasi il 43% dei ragazzi non occuperà la sua scuola quest'anno. Di questi, la grande maggioranza, circa il 34%, è contraria a prescindere a questa forma di protesta: non ha mai occupato e mai lo farà. Quasi il 9 % di loro, invece, è forse rimasto deluso, in quanto ha già sperimentato l'occupazione e non ha intenzione di ripetere la protesta. Tra chi non occupa, circa il 48% non reputa questo il modo più adeguato per risolvere i problemi. Circa 1 su 10 non occupa per paura delle conseguenze e 1 su 5 per non perdere giorni di scuola. Ma tra i contrari all'occupazione brilla un 13% di studenti che non occupa perché sente di avere un buon rapporto di dialogo con preside e professori.

LE CONSEGUENZE - Non temono le conseguenze gli studenti in protesta, anche se sono ben consapevoli che l'occupazione di un edificio pubblico costituisce un reato: circa il 70% ne è cosciente. Tuttavia il diritto a protestare è giudicato dagli studenti più importante di ogni conseguenza, ed il 41% di loro considera le proprie motivazioni più importanti di ogni punizione. Anche perché serpeggia la convinzione che chi di dovere chiuderà un occhio: il 28% dei favorevoli ad occupare è convinto che, nonostante il reato commesso, alla fine non subirà pene disciplinari.

I PRESIDI CAMBIANO LINEA: DENUNCE SOLO IN CASO DI DANNI - I presidi, durante il convegno al Newton, hanno messo in luce i costi delle occupazioni, in quanto spesso teatro di atti vandalici e danni da centinaia di migliaia di euro. Ma non solo. Antonio Petrolino, della direzione nazionale ANP, avverte: "Gli studenti che protestano per i tagli alla scuola pubblica forse non sanno che l'interruzione forzata delle lezioni di due giorni brucia un anno di finanziamenti all'istituto". Formazione e prevenzione, con iniziative extra-scolastiche volte al dialogo anche politico, potrebbe essere una via di fuga da questo vero e proprio problema per i presidi e gli insegnanti. Di fronte al dato di fatto, però, "è necessario saper gestire la situazione caso per caso - continua Petrolino - ma è bene evitare gli sgomberi forzosi se non ci sono danni gravi. In via generale è opportuno un monitoraggio attento attraverso la continua comunicazione con l'interno dell'istituto. Se questa non ci fosse sarebbe un segnale d'allarme e sarebbe lecita la richiesta di intervento". Ma tra le manette e la totale impunità, c'è la possibilità di stabilire delle sanzioni disciplinari tramite il regolamento d'istituto, ricorda Giorgio Rembado, presidente dell'ANP.

BACHELET E MANARA OCCUPATI - Ma i ragazzi in questi giorni sono in fermento. L'Itc Bachelet di Roma è stato il primo istituto ad annunciare l'occupazione da parte di Blocco Studentesco, movimento giovanile legato a Casa Pound, lunedì 21 ottobre. Le motivazioni della protesta riguardano le condizioni strutturali dell'istituto, ma anche le decisioni prese in ambito scolastico ed economico dalle istituzioni politiche: soprattutto, si criticano i tagli ai fondi all'istruzione degli ultimi governi. Ieri 22 ottobre è stato il Liceo Classico Manara di Roma a seguire a ruota l'esempio del Bachelet, votando per l'occupazione dopo una lunga assemblea. Le motivazioni sono molteplici, e riguardano "una classe dirigente che si rifiuta di investire nella scuola e nella cultura" oltre che le scarse condizioni di sicurezza dell'istituto.

E tu occuperesti la tua scuola per protesta?

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Carla Ardizzone