
A lanciare l'allarme è stato l’Osservatorio Ristorazione attraverso il rapporto 2022: se per l'anno scolastico 2014/15 gli iscritti erano 64.296 studenti, in pochi anni, le iscrizioni sono diminuite del 47% sino a toccare la cifra di 34.015 durante l'anno scolastico 2021/22.
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Calo degli iscritti negli Istituti Alberghieri: la pandemia e la retribuzione
Diverse sono le cause del crollo di iscrizioni negli istituti alberghieri e tra le tante c'è sicuramente la pandemia che ha portato ad un calo del 20%: se nel 2019/2020 i ragazzi che hanno scelto di proseguire i loro studi in questi istituti erano 29.400, dopo il Covid si è registrato un calo di ben 6mila studenti.Tra le varie cause c'è anche quella relativa alla precarietà lavorativa che caratterizza il settore come ha sottolineato il 19enne Tommaso Attura su Repubblica:"Lavorare in questo settore è molto pesante. Ho iniziato in altri ristoranti che per 9 ore di lavoro al giorno mi pagavano 7/800 euro al mese. Ed è infatti durata poco. Oggi guadagno di più e mi accontento. Un ragazzo di vent’anni non può pretendere, senza molta esperienza, di guadagnare 2mila euro al mese".
Tra le altre cause del calo la formazione professionale regionale e le diverse esigenze del territorio
Il Preside dell'Istituto Pietro Piazza di Palermo sempre su Repubblica ha cercato di avanzare altre ipotesi per provare a spiegare il calo delle iscrizioni:"Non sono d’accordo che la colpa sia dei contratti capestro: ci accertiamo che le aziende che ci chiedono personale per Pcto o apprendistato rispettino i contratti. Da noi influisce molto il tasso di natalità e una forte emigrazione. C’è poi il discorso della formazione professionale regionale che avendo più risorse a disposizione attrae gli studenti con divise, tablet e altro gratis. Cose che noi non possiamo garantire e in più occorre comprare i libri di testo"."Per invertire il trend" - sostiene su Repubblica Luigi Valentini, Presidente della Rete nazionale istituti alberghieri - "dobbiamo capire meglio le esigenze del territorio, ma anche gli altri attori, enti locali, ministero dell’Istruzione e imprenditori, devono contribuire. Anche le retribuzioni spesso non sono adeguate. C’è una giungla e in alcuni casi una sorta di sfruttamento".
Paolo Di Falco