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commissaria maturità

Negli ultimi giorni, le proteste e la discussa "scena muta" all'orale di maturità hanno tenuto banco, riempiendo pagine di giornali e discussioni social. Ora, però, ha parlare è una docente, commissaria interna nel Mantovano, che ha deciso di schierarsi apertamente dalla parte degli studenti, difendendo le ragioni di chi ha scelto di protestare. 

Le sue parole, affidate al giornale locale ‘Il Nord Est’, rompono la catena di accuse nei confronti di questi ragazzi, che si è sviluppata sinora.

L’insegnante, con ben 35 anni di esperienza alle spalle, ha infatti lodato chi ha protestato, accusando un sistema che, a suo dire, premia chi si adatta e penalizza chi ha il coraggio di esprimere un pensiero critico.

Indice

  1. La docente si schiera con chi protesta
  2. La sua esperienza personale
  3. La critica all'esame orale
  4. La scuola è vecchia
  5. I sensi di colpa della docente

La docente si schiera con chi protesta

La professoressa non ha usato mezzi termini per esprimere il suo dissenso e la sua comprensione per la protesta studentesca. Ha messo in discussione l'idea che la "scena muta" sia sinonimo di impreparazione, sostenendo che spesso si preferisce una facciata di obbedienza alla vera espressione di pensiero. 

"Se questi ragazzi avessero fatto un orale penoso (cosa di cui dubito dato i bei voti agli scritti, che sono le uniche prove difficili e le più oggettive), si sarebbero portati via 8/10 punti, sarebbero usciti con 70 e nessuno avrebbe saputo nulla", ha scritto.

E ancora, ha rincarato la dose con una critica feroce: "La gente preferisce chi non pensa, non sa nulla, copia, magari conosce in anticipo lo spunto, però tace. Va bene non rispettare le regole in privato, però fingendo di essere d’accordo in pubblico". 

La sua esperienza personale

La professoressa non si è limitata a commentare, ma ha anche condiviso la sua esperienza personale come commissaria, offrendo uno sguardo onesto da dietro le quinte dell'Esame di Stato

"Io quest’anno, da commissaria interna, con una classe brava, su 22 ragazzi ho dato 6 insufficienze, per cui 14 è un buon voto per il tipo di prova. Ho dato anche 20, 19, 18, 17, 16, 15…, ma sono forse troppo sincera e poi ho pianto tutto il weekend perché so che in tantissime commissioni si truccano i voti, specialmente di matematica, per non avere alla fine punteggi disastrosi e poi con la fretta di dover correggere tutto in poche ore non sono riuscita a riflettere. Così, dopo aver fatto tantissimo lavoro coi ragazzi, mi sono trovata a maledire la mia mania di essere oggettiva e così rischiare di danneggiarli”, continua la docente.

La critica all'esame orale

Una delle critiche più forti mosse dall’insegnante riguarda la diffiusa assenza di consapevolezza sull'attuale funzionamento dell'esame orale

"Nessuno sa come è adesso l’orale! Si dà ai ragazzi uno “spunto” (un’immagine, una frase, un disegno, un grafico) e loro dovrebbero collegare a questo tutte le materie nel modo che vogliono (cosa mai fatta nei 5 anni e in realtà ridicola e illogica, perché bisogna legare letteratura e chimica, economia aziendale e storia, meccanica e lingua)".

E, seconda la prof, anche il ruolo dei commissari è limitato: "I docenti non possono interrogare, ma solo eventualmente dialogare molto brevemente su quello che ha scelto il ragazzo. Poi lui presenta il suo percorso PCTO ed è finito. Chi si straccia le vesti dicendo che i ragazzi non hanno fatto l’orale perché non avevano studiato, non sa nulla di come funzionano le cose”. Insomma, un quadro ben diverso da quello che spesso ci si immagina.

La scuola è vecchia

Tra le responsabilità alla base di queste proteste da parte di alcuni studenti, secondo l’insegnante ci sono anche quelle che offre il sistema scolastico nel complesso: “La scuola in gran parte è vecchia, nozionistica, ripetitiva, si leggono sempre gli stessi libri, si arriva sempre sia in letteratura che in storia allo stesso punto in cui arrivavo io che ho fatto maturità 40 anni fa, molti docenti fanno ancora leggere a turno il libro in classe o dettano i loro appunti o al massimo proiettano slide allegate ai testi (non fatte da loro). Si scrive pochissimo (spesso si fanno test a crocette), si parla pochissimo, si accettano ripetizioni a memoria di nozioni appiccicate senza senso”.

I sensi di colpa della docente

L'insegnante, infine, conclude la sua riflessione con un profondo esame di coscienza e una critica amara al sistema scolastico e alla società. "Sicuramente io sbaglio moltissimo, ma prima di accusare sempre e solo i ragazzi mi faccio mille esami di coscienza e mi divorano mille sensi di colpa". 

Sottolineando, poi, come la protesta della "scena muta" a suo modo di vedere sia stata l'unico modo per i ragazzi di farsi sentire, dato che i giovani sono spesso ignorati: "Questi ragazzi - ha sottolineato - hanno protestato nel modo in cui potevano, hanno dato visibilità alla loro opinione con la sola modalità con cui avrebbero potuto fare rumore, dato che i giovani non vengono mai ascoltati perché sono pochi e non portano voti". 

Concludendo con una frase che dovrebbe far riflettere tutti, adulti compresi, sulla scarsa attenzione rivolta alle nuove generazioni. "Io insegno da 35 anni e vedo ragazzi molto ansiosi e impauriti e senza sogni e speranze, spesso chiusi nel loro piccolo mondo perché li abbiamo convinti che tanto non cambierà mai niente e non ci importa se gli togliamo il futuro. Quindi prima di dare giudizi moraleggianti, offensivi e superficiali su questo ragazzo, informiamoci e cerchiamo di capire”.

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