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studente romano chiede di abbassare il voto della maturità
Fonte: Corriere della sera - Roma

Dopo i casi di scena muta all’orale di Maturità, un altro studente in uscita dalle scuole superiori ha deciso di protestare contro il sistema scolastico, stavolta però scegliendo in una forma diversa

Pietro, 19 anni, neodiplomato con voto finale 83 al Liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, si è infatti unito alla protesta contro il sistema di valutazione scolastica, seguendo l'esempio di Gianmaria, il primo caso noto di scena muta all’orale, avvenuta a Padova.

Lo studente romano però, lo aveva già sostenuto l'esame e, non potendo tornare indietro, per unirsi alla protesta ha chiesto direttamente al Ministro dell'Istruzione e del Merito, di abbassare il suo voto finale a 60, la soglia minima per il diploma. 

La sua decisione è stata motivata dal desiderio di porre fine a un meccanismo che considera "ansiogeno" e basato sul nozionismo anziché sulla vera cultura.

Indice

  1. I motivi della protesta
  2. La lettera al ministro Valditara
  3. Le criticità dei voti
  4. Lo stop dei presidi: "Impossibile"

I motivi della protesta

Da tre anni rappresentante d'istituto al Plinio e attivo nella Rete degli studenti medi di Roma, Pietro si interroga da sempre sul sistema scolastico. 

La quinta superiore, in particolare, è stata uno spartiacque per lui:  "Ho vissuto una situazione scolastica difficile", racconta, come riporta il ‘Corriere della sera - Roma’. “A dicembre mi ero ritrovato con parecchie insufficienze, rischiavo di venire bocciato, allora per evitare di dover rifare l'anno mi sono buttato nello studio escludendo tutto il resto, non ho fatto altro che correre per recuperare e alla fine ce l'ho fatta, riuscendo a guadagnarmi la media del 7". 

E aggiunge: "Il gruppo di studio coi compagni sembra un gruppo di sostegno psicologico, avevamo tutti molta ansia, respiravamo una mentalità tossica e inutilmente competitiva. La scuola così come è strutturata ci fa pensare solo al voto, senza farci apprezzare le cose che impariamo e la cultura, è solo nozionismo e trasferimento di contenuti. Insomma, ero caduto nella mentalità che per anni avevo criticato".

La lettera al ministro Valditara

Nella lettera inviata al ministro Valditara, con cui ha chiesto appunto l'abbassamento del voto, Pietro ha scritto: "Ho deciso di scriverle questa lettera a seguito di una lunga e profonda riflessione, iniziata dopo aver letto le notizie di quelle studentesse e di quegli studenti che, durante la prova orale del loro esame, hanno deciso di rimanere in silenzio in segno di protesta verso l’attuale sistema scolastico in Italia".

E ha continuato: "Ad oggi la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell’istruzione che per l’aspetto dell’educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l’unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica: una scuola che non si interroga sulla reale formazione delle persone, ma si ferma solo all’attribuzione di un voto. Non vogliamo più rimanere in silenzio: quelle studentesse e quegli studenti hanno avuto il coraggio di rendere pubblico un problema profondo che dura da anni e, per il quale, serve iniziare un periodo di riforme".

"Ogni anno, e durante l’ultimo ancora di più - prosegue Pietro -, il piacere della conoscenza viene prevaricato dalla costante presenza del voto, l’ascia di un boia sempre presente sopra le nostre teste e che, per evitarlo, causa in ognuno di noi stress e disagio, che impatta fortemente sulla nostra salute e sul nostro benessere fisico psicologico. La scuola non può e non deve essere questo, la scuola non deve far star male, non deve creare rabbia, stress, frustrazione, disagio in noi ma, soprattutto, la scuola non può portare alla morte".

Le criticità dei voti

Sui voti, lo studente romano è stato ancora più esplicito e critico: "L'esame che pretende di valutare la 'maturità' di una persona con un semplice numero su un foglio di carta svilisce e crea stati di forte disagio. Le confesso, non riesco proprio a capire il senso di tutto ciò: per quale motivo non si vuole mettere in discussione un sistema di valutazione che, inevitabilmente, crea vergogna in tutte e tutti noi, come è possibile pensare che questi voti possano raccontare chi siamo, quale sia stato il nostro percorso".

Pietro è arrivato davanti alla commissione con un punteggio di 65, che è salito a 83 con l’esame orale. La sua richiesta finale è un concentrato di frustrazione e speranza: 

"Per tutte le lacrime versate, per tutte le crisi nervose avute, per tutte le prese in giro, le critiche subite a causa di un sistema scolastico alienante e cieco, per tutti i sorrisi che ci sono stati sottratti, Ministro, io le chiedo di ridurre il mio voto attribuito al termine dell'esame di Stato a 60 centesimi".

Lo stop dei presidi: "Impossibile"

Nonostante il gesto eclatante, la sua richiesta si scontra però con la realtà. Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente dell'associazione nazionale presidi di Roma, ha subito messo le cose in chiaro: "A livello amministrativo è impossibile farsi abbassare il voto dell'esame della maturità come chiede di fare questo studente romano".

Rusconi però riconosce la validità del disagio espresso dagli studenti: "Molto spesso gli studenti, quando parlano dell'orale o si astengono dal voler partecipare all'esame, parlano della difficoltà che trovano con gli insegnanti. Questi sono problemi reali: che in diverse scuole italiane ci possa essere una situazione di difficoltà la dice lunga su come bisogna cambiare l'approccio didattico. I docenti italiani per lo più sono abituati alla lezione tradizionale, trasmissiva, mentre ci vorrebbero lezioni interattive". 

In sintesi, per Rusconi, "i ragazzi, in modo improprio, sollevano problemi che riguardano il modo di fare scuola: si dovrebbe passare da un tipo di insegnamento trasmissivo a fortemente coinvolgente, questa dovrebbe diventare la misura pedagogica e didattica per l'apprendimento dei nostri studenti".

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