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studente con pantaloncini

Gli ultimi giorni di scuola sono spesso caratterizzati dalle temperature più calde. E per stare più comodi, ma soprattutto più freschi, gli studenti spesso optano per l’uso di indumenti più leggeri.

Così, l’abbigliamento scolastico torna ogni anno a far discutere.

Come riporta 'La Nazione', questa volta è successo con la circolare di una preside dell'istituto tecnico di San Miniato, in provincia di Pisa, in cui si specifica quali capi d'abbigliamento sono da escludere tra i banchi.

Non si tratta di un divieto assoluto per gli studenti e per i docenti, ma ha come obiettivo quello di far capire che ogni luogo ha il suo "dress code", proprio come accade nel mondo del lavoro. 

Indice

  1. La lettera della preside: un invito alla consapevolezza
  2. Chi deve dare l'esempio? Insegnanti e non solo
  3. Il caso opposto a Salerno

La lettera della preside: un invito alla consapevolezza

La dirigente dell’istituto tecnico nella sua circolare scrive, infatti: "Con l’innalzarsi delle temperature e l’arrivo della bella stagione, si presenta in modo ancora più urgente la spinosa questione dell’abbigliamento adeguato durante le attività scolastiche, tanto più in un istituto come il nostro, dove sono numerose le ore trascorse in laboratorio".

La preside sottolinea come "il codice di abbigliamento condiviso nella nostra società prevede scelte diverse in base al contesto". Per questo, paragona l'ambiente didattico a quello professionale, affermando che "la scuola è un contesto formale, equiparabile a quello lavorativo". L'intento è quello di sviluppare negli studenti la capacità di "saper scegliere, in relazione alla situazione, le modalità di interazione".

Entrando nel dettaglio, la circolare indica cosa è considerato fuori luogo: "Non sono adeguati e decorosi pantaloni corti, leggings, canottiere, top, ciabatte… tutto questo è adatto alle vacanze, non a scuola".

L'invito rivolto ai docenti, poi, è chiaro: "Affrontare la questione con le studentesse e gli studenti, spiegando loro l’importanza e la valenza di questa scelta, guidandoli alla consapevolezza dell’importanza di un abbigliamento adeguato e decoroso, prima di tutto con il proprio esempio".

Chi deve dare l'esempio? Insegnanti e non solo

La preside, come già detto, non lascia dubbi su chi debba essere il primo a seguire queste indicazioni: "Saranno in prima persona docenti e personale scolastico a dare l’esempio, scegliendo un abbigliamento adeguato al ruolo e al contesto", precisa.

Ma l'appello non si ferma al corpo docente. La professoressa Casarosa invita anche "le famiglie a condurre questa riflessione con le proprie figlie e i propri figli". Un approccio a 360 gradi, insomma, per far capire ai ragazzi che l'abbigliamento è un modo di comunicare e che saper scegliere quello giusto per ogni occasione è una competenza importante per il loro futuro.

Il caso opposto a Salerno

Naturalmente non è la prima volta che una scuola decide di mettere delle regole sull’abbigliamento degli studenti. Ma c'è anche un caso opposto a quello della provincia di Pisa, con la decisione di una dirigente scolastica di un istituto di Salerno che va in tutt'altra direzione.

In quest'ultima circolare la preside, per venire incontro alle esigenze connesse alle alte temperature, concede di indossare bermuda e t-shirt, purché con colori sobri, come blu e bianco. Una scelta che ha raccolto l’entusiasmo degli alunni, ma oltre ai colori ci sono altre limitazioni: non sono concesse magliette troppo scollate, pantaloncini eccessivamente corti o strappi vistosi. Anche questo è, in un certo senso, un "dress code".