
In seguito al forte eco mediatico che ha avuto l’uscita infelice di una professoressa romana nel rimproverare una sua alunna per aver alzato la maglietta mostrando la pancia durante la pausa tra una lezione e l'altra, l’eterna battaglia tra divisa e “dress code” libero a scuola è tornata improvvisamente in auge. Infatti, se da un lato gli studenti combattono per poter esprimere la propria unicità anche tramite i vestiti che indossano ogni giorno per recarsi a lezione, presidi e professori non sempre sono d’accordo, imponendo restrizioni e divieti. A segnalarlo è una recente indagine condotta da Skuola.net, che ha chiesto a più di 1.300 studenti di dire la loro sull'argomento “vestiario scolastico”.
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Divieti e regole per il “dress code” da rispettare a scuola
Per almeno 1 studente su 4, infatti, sono banditi - tramite apposita circolare - canottiere, pantaloni strappati, pantaloncini e gonne sopra al ginocchio e tutti quei capi di abbigliamento considerati “poco consoni” all’ambiente scolastico. Con conseguenti istruzioni, da parte del proprio istituto, su cosa indossare in classe. Solo il 3% parla di una vera e propria “divisa”.Leggermente meno rigida, ma non troppo, è la situazione in cui versa un’altra buona fetta di alunni. Perché oltre il 30% dei ragazzi dice che nella propria scuola un “dress code” esiste, ma è solamente implicito, senza nessun atto ufficiale che lo codifichi. Dunque nessuna misura stringente in merito è stata messa nero su bianco, tuttavia il regolamento viene sottinteso e rimandato al giudizio dei genitori, con il solo “consiglio” di mantenere sobrietà e rigore.
Alla fine, dunque, solo il 38% dei ragazzi rivela di avere carta relativamente bianca sul modo di vestirsi la mattina. Anche se questo non li mette comunque a riparo dal rimprovero di professori particolarmente “sensibili” al tema, proprio come avvenuto alla studentessa del Liceo Righi di Roma.