
Nel 2021 le è stato assegnato il premio di “miglior dirigente scolastico d'Italia 2021”, Laura Biancato è preside dell'Istituto ITET “Einaudi” di Bassano del Grappa. Una carriera iniziata appena ventenne con il primo incarico come docente in una scuola primaria, da allora Laura Biancato non lascerà più le mura scolastiche consacrando la sua vita ad una sola missione: l'insegnamento.
La tenacia e la costanza sono qualità che le vengono riconosciute da più parti, anche perché non si diventa certo presidi a 33 anni per “caso”. E al centro del suo lavoro ci sono gli studenti, anzi i ragazzi, di cui vorrebbe avere la “stima”, ma anche una lotta costante per il mantenimento di quanto ottenuto dalla scuola in questi anni.
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Lavorare con coscienza: se tutti fossimo come Laura Biancato
In un'intervista rilasciata al portale Skuola.net, Laura Biancato racconta la sua storia soffermandosi particolarmente sulla necessità di riformare dal profondo la scuola italiana. Il prestigioso riconoscimento assegnatole recentemente, vale quanto un attestato di stima, ma nulla di più: “Il premio dirigente scolastico lo ritengo un gioco: non credo di distinguermi da altri miei colleghi, cerco solo di lavorare con coscienza”. Ma cosa intende di preciso? La parola d'ordine per Laura Biancato è il benessere degli alunni, ecco perché lavorare con coscienza significa “avere a cuore il futuro degli studenti”. E alla domanda su quale fosse il rapporto che la lega agli studenti, la preside è stata chiara: “Spero che abbiano capito che sto lavorando per loro. Non credo di essere temuta ma nemmeno amata, anche perché sarebbe strano acclamare una preside: spero più che altro di avere la loro stima”.Durante la pandemia è arrivata la prova più dura per la scuola e per chi ne fa parte. Laura Biancato lo sa bene; lei, come altri presidi, è intervenuta più volte sul caos delle quarantene, anche attraverso canali ufficiali: “Ci ho messo la faccia, insieme ad altri duemila colleghi, con un appello rivolto al MI nel quale si illustrava una stima di quello che sarebbe successo al rientro dopo la pausa natalizia”. E a tre settimane dalla ripresa delle attività, la Biancato non ha dubbi a riguardo “scuola in presenza a tutti i costi”: “Mettendo da parte la scuola primaria in cui i genitori hanno una necessità di lasciare i bambini, si poteva fare qualcosa in più per la secondaria organizzando una buona forma di didattica a distanza stabile, ma continuativa, piuttosto che questa didattica mista che non dà garanzie”.
La sfida della pandemia e il futuro: “Complesse questioni da risolvere”
Da e per la pandemia passano anche le principali sfide dell'immediato futuro. Una delle più significative, secondo la Biancato, sarà certamente quella di “non affossare quanto fatto nell'ultimo periodo”. E se del PNRR si sa poco o nulla, in ambito scolastico per la Biancato quel poco non risolve problemi di base che attanagliano da decenni il mondo della scuola: “A parte l'edilizia scolastica, mi sembra ci sia una grande frammentazione che non scioglierà i grandi nodi: noi cerchiamo una logica che porti a risolvere alcune questione complesse come le classi numerose e scarsità del personale”.Mentre le sorti della scuola sono ancora incerte, Laura Biancato non ha comunque dubbi per quel che riguarda il prossimo futuro. E ai problemi attuali si legano anche le possibili soluzioni; da qui la bocciatura legata all'ipotesi di recuperare le giornate perse a scuola, a causa della Dad, a giugno: “Sul recupero a giugno il mio è un parere negativo: nessuna scuola è attrezzata a fronteggiare il caldo”. Ma tralasciando le problematiche di natura strutturale, è sulla “natura” del recupero che la Biancato intende soffermarsi, dimostrandosi pioniera di nuovi metodi d'approccio: “Poi non è questione di tempo passato in classe, il recupero sta nell'attenzione che si dà ai ragazzi. Ciascun ragazzo necessita un recupero diverso, servono recuperi personalizzati”. Una denuncia di come il sistema scolastico, forse ormai obsoleto, proceda a “senso unico” basandosi sulla “media” di una classe, e trascurando il singolo.
Maturità e conflitto generazionale: gli studenti al centro
Lo spiccato senso di “avanguardismo scolastico” di cui è dotata la preside traspare soprattutto quando si parla di maturità. Infatti, nella discussione tra chi chiede un esame senza scritti, e chi invoca il ritorno alla normalità, la Biancato si tira fuori: “L'Esame di Stato necessita di una riforma urgente, ma non perché c'è la pandemia, ma perché ormai senza senso. E' un esame talmente sommativo, quando sappiamo benissimo che la valutazione deve vertere verso l'ambito formativo”. Inoltre, secondo la Biancato la prova scritta sarebbe da abolire, ma non per via delle difficoltà scolastiche degli ultimi due anni, ma perché questo non risponde più ai meccanismi di una volta: “Io vedrei bene un esame che faccia emergere il talento individuale e le competenze dello studente. Una specie di tesina, o percorso progettuale che rappresenti il culmine dell'interdisciplinarietà”.E come risolvere un conflitto generazionale che si fa via via sempre più intenso? Come ricucire quella spaccatura all'interno della società civile? Sostanzialmente un buona mossa potrebbe essere quella di “svecchiare” il corpo docente, come suggerisce in qualche modo la Biancato: “Il conflitto generazionale diventa sempre più ampio anche perché la scuola è fatta di persone mediamente vecchie”, un gap che si riferisce al fatto che in Italia la media età di un docente è sopra i 30 anni. Insomma, servirebbe un “restyling” della macchina scolastica le cui sorti, ci spiega la Biancato, sono troppo spesso decise da “vecchi professoroni alla soglia della pensione che discutono su come riportare la scuola ai propri fasti, non capendo di appartenere ad una società che non esiste più”. Dove si finisce in questo modo? Da dove si è partiti: dai ragazzi. Riportare gli studenti al centro del dibattito, interno ed esterno alla scuola, perché “sanno cosa vogliono, non ragionano per capriccio, come spesso si insinua ed hanno esigenze specifiche che nessuno ascolta”.