
“Sono una vittima molto facile” ammette il ragazzo, quando parla della sua terribile esperienza, raccontando che non si ribellava quando due suoi compagni di classe mettevano in atto quelli che loro consideravano “scherzi” ai danni del quindicenne.
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Studente denuncia bullismo a scuola, ma non c’è stata risposta
“Forse mi è successo perché sono una vittima molto facile, perché mi lamentavo, ma non mi ribellavo”. Marco, infatti, non reagiva quando due suoi compagni di classe, un maschio ed una femmina, lo prendevano di mira. I prepotenti ridevano, lui no, riporta La Provincia; è allora che ha deciso di denunciare tutto alla Polizia Postale, anche se prima di questo importante passo, la vittima di bullismo aveva prima esposto tutto ai professori e alla dirigente del suo istituto.“Mi sono sentito solo. La scuola non mi ha aiutato, come se fossi io nel torto. Non hanno attivato i protocolli”, ha accusato Marco. “Un anno fa – racconta - ho cominciato a frequentare la classe con compagni che non conoscevo. A novembre, uno in particolare, il maschio, ha cominciato a farmi degli scherzi leggeri, ad esempio rubarmi il quaderno. Poi, pian piano gli scherzi aumentavano di gravità. Me li faceva con l’altra compagna. A febbraio è capitato con l’amuchina: mi hanno imbrattato il banco e la sedia durante l’orario di lezione. Loro continuavano, nonostante mi lamentassi” denuncia Marco.
“Ogni giorno c’era sempre uno scherzo diverso - prosegue - . Poi, a maggio ho scoperto dal mio compagno di banco che su un profilo Instagram mi riprendevano a mia insaputa. Io ho visto tre video, in particolare uno. Mi stavo allacciando le scarpe durante il cambio d’ora, quando non c’erano insegnanti. Avevo un piede sulla sedia. Da dietro, il compagno mi ha avvolto il nastro adesivo attorno alla faccia, coprendomi gli occhi e i capelli. Ho perso l’equilibrio. Sono caduto. La ragazza filmava” spiega ancora Marco.
Il ragazzo in questione non è stato con le mani in mano, soprattutto dopo aver scoperto l’account creato su di lui, e ha provato a parlarne con i suoi professori: ”Ho cercato aiuto. Mi dicevano che è il loro carattere, che non ci potevano fare niente. Quando ho scoperto i video, sono andato a lamentarmi dai professori. Sul momento si sono arrabbiati, hanno fatto andare il ragazzo in vicepresidenza, la ragazza quel giorno non era a scuola. L’unica cosa che hanno fatto è dare una nota disciplinare, chiamare i loro genitori. Poi, nulla”.
L’unico provvedimento è stato quindi il 6 in condotta in pagella, di cui poi si sono anche vantati, ha svelato Marco. Inoltre il ragazzo ha cercato disperatamente di parlare con la dirigenza dell'istituto, “ma venivo evitato”.
I bulli sono stati cambiati di classe, ma hanno minacciato di ritorsioni
Visto il buco nell’acqua registrato quando ha tentato di parlare con i docenti, il giovane ha cercato solidarietà tra i compagni, “ma avevo tutta la classe contro: mi insultavano per aver fatto la spia. I professori hanno deciso di fare un incontro di solo due ore con la referente del bullismo e non è servito a niente”. A metà maggio, Marco racconta che “la scuola mi ha offerto la psicologa: una visita sola, però, perché la scuola stava per finire”.Passata l’estate, con la ripresa dell'anno scolastico, Marco i bulli se li è ritrovati nuovamente in classe; solo dopo l’intervento di chi sta indagando nella polizia postale, sono stati spostati in un’altra sezione. Ma i prepotenti non l’hanno presa bene, e infatti sulla chat di gruppo, il maschio ha scritto: “Vendicatemi, ammazzatelo”.
Sono stati tre, quattro i compagni a dargli corda, mentre Marco e i suoi genitori erano molto preoccupati dalla faccenda: “Noi genitori portiamo i nostri figli a scuola, il luogo per imparare, studiare, ma devono essere tranquilli. Non abbiamo trovato aiuto. I genitori dei due ragazzi non ci hanno neanche chiesto scusa. Nostro figlio vuole solo essere rassicurato dalla scuola”. Marco i suoi bulli ora li incrocia in corridoio: “Li evito”, ha spiegato.
La preside difende l'istituto: "Sono state attivate azioni di supporto"
“La scuola ha agito, ha ascoltato e anche quest’anno ha attivato delle azioni a supporto – ha spiegato la preside, difendendo il proprio istituto - . La scuola è una agenzia educativa importantissima che non può sottrarsi al suo compito educativo e formativo. I genitori hanno la responsabilità genitoriale e di accompagnare i loro figli. Deve essere una unità di intenti. La scuola sta monitorando come ha sempre monitorato, per cercare una atmosfera di serenità e di accompagnamento”.I ragazzi sono stati messi in un’altra sezione, precisa la dirigente: “Le situazioni che altri suggeriscono direttamente o indirettamente - spiega la preside — non devono pesare poi nelle scelte che la scuola fa, che è giusto che faccia e di cui ha la piena responsabilità. Se sono state prese queste scelte, è perché i docenti hanno osservato le situazioni all’interno della classe che necessitavano di serenità, perché questo è il nostro obiettivo: rasserenare tutta la classe”.