
Un caso raro e complesso ha visto la scuola protagonista di recente: un ragazzo con un talento matematico fuori dal comune è stato bocciato alla fine della prima superiore da un prestigioso liceo privato del centro di Milano.
Il motivo? La sua scrittura: lenta, irregolare, faticosa. Eppure, quella grafia incerta non era svogliatezza, bensì un DSA che nessuno, a scuola, ha accolto con gli strumenti dovuti. A riportare l’equilibrio è intervenuto il Tar della Lombardia, che ha annulla la bocciatura parlando di valutazione “illogica”.
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Qual è la storia del giovane talento matematico
Alle medie, il ragazzo brilla in modo evidente: vince le Olimpiadi interne, arriva in semifinale ai Giochi matematici della Bocconi riservati ai liceali, risolve con disinvoltura problemi complessi.
Una sua professoressa si accorge però che la scrittura procede lenta, l’attenzione si spezza, le ricopiature diventano imprese faticose. Su suo consiglio, all’ingresso nel nuovo ciclo scolastico, la famiglia avvia un percorso diagnostico che richiede mesi.
La risposta, arrivata nel marzo 2025, è disgrafia severa, difficoltà attentive e di pianificazione, “picchi di plusdotazione su un profilo disarmonico”.
L'assenza di un piano didattico personalizzato
Per legge, una volta ricevuta una certificazione del genere, la scuola deve predisporre un Piano Didattico Personalizzato che definisca strumenti compensativi e criteri di valutazione adatti alle necessità dello studente.
Nella storia dello studente, però, il PDP non è stato mai attivato, e senza quel documento le verifiche affrontate dal ragazzo non hanno tenuto conto delle sue necessità.
Dalla bocciatura al ricorso
A giugno, poi, è arrivata la decisione definitiva della scuola: "Lo studente non è ammesso alla classe successiva". I genitori hanno chiesto un confronto, sperando in una revisione del giudizio, ma il Consiglio di classe non avrebbe fatto nulla per mettere in discussione la pagella finale.
A quel punto, la famiglia ha presentato ricorso, assistita da un avvocato. A luglio, il Tar si è espresso: in attesa della sentenza di merito, i giudici hanno ritenuto ammissibile il ricorso e il ragazzo è stato ammesso con riserva alla classe seconda.
Un contesto complesso
Alla base della storia c’è un fenomeno ben noto: le certificazioni di DSA sono cresciute rapidamente negli ultimi anni, e le classi devono gestire bisogni individualizzati che richiedono attenzione e organizzazione. E lì dove c'è incuria da parte di chi dovrebbe occuparsene, come in questo caso, gli effetti possono essere deleteri sugli studenti.
Per questo, successivamente, la sentenza definitiva del Tar ha annullato la bocciatura. I giudici hanno osservato che, in mancanza del Piano Didattico Personalizzato, l’intero anno è stato valutato su basi “illogiche”.
Una decisione che riconsegna il ragazzo al suo percorso e ricorda che la personalizzazione non è un atto discrezionale, ma la condizione necessaria per valutare davvero uno studente con determinate caratteristiche. Soprattutto quando quel talento rischia di essere ignorato proprio là dove dovrebbe essere riconosciuto.