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esame di terza media

Può un voto di scuola media finire davanti a un tribunale? A Canicattì, in provincia di Agrigento, è successo davvero: dopo gli esami di terza, i genitori di uno studente hanno deciso di ricorrere al TAR per ottenere un 10 al posto del 9 assegnato dalla commissione.

La storia ha fatto rapidamente il giro dei social e dei giornali, riaccendendo il dibattito sul valore della valutazione scolastica e su quanto la giustizia possa entrare nelle aule. Dietro la vicenda c’è la convinzione della famiglia che la votazione finale non rispecchiasse il reale impegno del ragazzo, ma il tribunale ha risposto in modo netto.

Indice

  1. Dal 9 al “più corretto 10”: la richiesta della famiglia
  2. La sentenza del TAR: autonomia e criteri oggettivi

Dal 9 al “più corretto 10”: la richiesta della famiglia

Tutto nasce al termine degli esami di terza media, conclusi per lo studente con una media di 9/10. Le prove di lingua erano state giudicate “non del tutto prive di errori”, e quindi valutate con un 8.

Per i genitori, però, il ragazzo meritava il massimo. Hanno quindi chiesto al TAR di annullare le prove e di ridefinire la valutazione, per ottenere quello che hanno definito un “più corretto 10”.

La sentenza del TAR: autonomia e criteri oggettivi

Il Tribunale Amministrativo Regionale ha però respinto il ricorso. Nella sentenza si legge chiaramente che “non tutti i compiti risultavano privi di errori” e che la commissione aveva lavorato su una base documentale trasparente, attribuendo i voti in modo coerente con gli elaborati.

Secondo i giudici, la valutazione finale non era lesiva dei diritti dello studente. Il ricorso è stato quindi dichiarato infondato, e la famiglia ha dovuto pagare mille euro di spese legali.

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