
Tra queste vi è la riduzione di un grado della temperatura per il riscaldamento degli edifici pubblici, la riduzione di un’ora nel corso della giornata e lo slittamento di 15 giorni per l’accensione degli impianti. Quest’ultima misura è al centro delle proteste di scuole e studenti di paesi montani, preoccupati per l’abbassamento rapido delle temperature. Già questa settimana, infatti, si sono registrate minime di 5°, l’impossibilità di accendere i termosifoni in classe fino al 22 ottobre sta quindi creando i primi disagi.
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Freddo nelle scuole ma niente termosifoni fino al 22 ottobre
Nelle scuole di montagna il freddo è già arrivato, tant’è che insegnanti e dirigenti scolastici stanno contattando i sindaci per fare presente il problema e chiedere la possibilità di ottenere delle deroghe alla severa volontà del Ministero della Transizione Ecologica che prevede la prima accensione non prima del 22 ottobre.È il caso di Olmo al Brembo e Lenna, come riporta Bergamo News, ma nei prossimi giorni la lista potrebbe allungarsi, avverte la testata. L’impatto delle misure varia in base alle zone climatiche in cui è suddiviso il territorio nazionale. Il sistema usato classifica l’Italia in zone in base al clima medio registrato, assegnando livelli diversi di utilizzo del gas.
Olmo al Brembo e Lenna, proprio come moltissimi altri comuni della provincia di Bergamo, rientrano nella zona ‘E’, in un sistema che va dalla ‘A’ alla ‘F’ (quest’ultima è la zona senza limitazioni), nel quale i termosifoni si potranno accendere solo dal 22 ottobre al 7 aprile, per un massimo di tredici ore al giorno.
“Gli insegnanti del plesso scolastico di Olmo, al quale afferiscono dieci comuni della Valle Brembana – spiega il sindaco Carmelo Goglio a Bergamo News – mi hanno chiesto di poter accendere il riscaldamento per non lasciare gli studenti al freddo, considerando che per diverse mattine la temperatura è scesa tra i quattro e cinque gradi. Gli altri anni – prosegue – non c’erano limitazioni di questo tipo, ma adesso siamo stati inseriti nella zona ‘E’. Il problema – secondo il sindaco – è che la norma non tiene conto del fatto che ci sono zone a 500 metri fredde come zone a mille metri, perché meno esposte al sole. È senz’altro il caso di Olmo al Brembo, vista la particolare morfologia del territorio”.
Se queste sono le temperature registrate a settembre, il timore del primo cittadino è che il disagio per alunni e insegnanti, da qui al 22 ottobre, possa sensibilmente aumentare: “Per natura gli ambienti ampi come le scuole sono più difficili da tenere riscaldati, a volte si tratta di edifici datati con una dispersione di calore non indifferente. Personalmente ritengo il problema serio e sono convinto che andrebbe previsto qualcosa per ridurre il disagio degli studenti”.
“Abbiamo lo stesso problema – conferma il sindaco di Lenna Jonathan Lobati, che come anticipato, ricade nella medesima fascia ‘E’ -. Sappiamo che è un periodo estremamente delicato per il caro bollette, ma anch’io sono stato contattato dagli insegnanti. Sono stati fatti degli interventi di efficientamento energetico, ma le temperature fredde si fanno e si faranno comunque sentire”.
Secondo il Dpr 74 del 2013, almeno le scuole dell’infanzia sono escluse da limitazioni legate alla temperatura e alle date di accensione del riscaldamento; ma non è del tutto sicuro, per questo i sindaci vorrebbero risposte definitive sul da farsi: “Questa deroga resta valida oppure è superata dalle nuove disposizioni? – si domanda Lobati -. A questo punto inoltrerò una richiesta di chiarimento ufficiale al Ministero”.