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Cellulare con ChatGPT

Gli studenti di tutto il mondo, quando si tratta di elaborazione di testi, a quanto pare non disdegnano affatto l’ausilio dell’intelligenza artificiale. I numeri in fondo parlano chiaro: nell’ultimo anno, più di 22 milioni di temi e saggi scolastici sarebbero stati scritti, almeno parzialmente, dalle chat generative di AI, tra cui naturalmente la superstar ChatGPT. 

 

È quanto emerge dai dati diffusi da Turnitin, società di rilevamento dei plagi accademici.

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Risale a un anno fa il lancio, da parte dell’azienda, del sistema di rilevamento dei testi scritti dall’AI, addestrato per mezzo di documenti scritti dagli studenti e documenti che portano la firma dell’intelligenza artificiale.

Il tool, fa sapere ‘Wired’, funziona per il momento soltanto con i testi in lingua inglese. Il campione in analisi è discretamente ampio: 200 milioni sono i documenti degli studenti universitari e di scuola superiore passati al vaglio. E i risultati indicano che oltre 22 milioni di testi, che equivalgono all’11% del totale, potrebbero essere stati scritti per almeno il 20% dall’AI. Una quota che si abbassa a 8 milioni (3% del totale) per i testi scritti all’80% dalle chat generative. Turnitin fa sapere che il suo strumento ha un tasso di falsi positivi inferiore all'1%.

 

AI e scuola

La questione dell’intelligenza artificiale non può che sollevare diversi interrogativi all’interno del mondo scolastico. Le enormi potenzialità di questi strumenti consentono agli studenti di avere un accesso praticamente immediato a una mole incredibile di informazioni, senza contare la possibilità di elaborare testi più o meno complessi e strutturati su richiesta. Da qui il timore di un possibile “impigrimento” da parte degli alunni, che possono ottenere ottimi risultati con uno sforzo minimo, senza però passare per il processo di apprendimento in prima persona.

Tra le problematiche c’è poi l’inaffidabilità dei contenuti generati, spesso soggetti a delle vere e proprie “allucinazioni”: informazioni inventate di sana pianta, date che non corrispondono, sovrapposizioni molto ardite e poco veritiere, e quant’altro. Ecco quindi che si è subito corsi ai ripari con la nascita di tutta una serie di tool che si occupano di riconoscere l’umanità dei testi o meno. Ma anche in questo caso, l’inaffidabilità è piuttosto alta, probabilmente ben più alta di quella dichiarata dalle varie società del settore. Anche perché a volte è davvero impossibile distinguere la penna di un bot da quella umana, e il rischio è sempre quello di una “caccia alle streghe” di stampo moderno.