melissap
Habilis
2 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Il camoscio è un esperto arrampicatore, tipico degli ambienti alpini, e si trova prevalentemente in aree protette come i Parchi Nazionali del Gran Paradiso e dello Stelvio.
  • In Abruzzo esiste una razza distinta, il camoscio d'Abruzzo, salvata dall'estinzione e ora presente con circa 200 individui nel Parco Nazionale d'Abruzzo.
  • La presenza del lupo nei territori del camoscio d'Abruzzo limita l'espansione della popolazione, predando spesso esemplari vecchi e malati.
  • Il camoscio alpino si adatta stagionalmente: in estate preferisce pendici fresche, mentre in inverno scende nei boschi per nutrirsi di licheni e cortecce.
  • La figura agile e snella del camoscio è ammirata da chi esplora le alte valli piemontesi, considerato uno dei più bei mammiferi del mondo.

Il camoscio

Il camoscio è il tipico abitatore dei pascoli alpini, formidabile arrampicatore e acrobata, amante dei prati come delle rocce. Perseguitato da una caccia spietata, è ridotto ad alcune zone delle Alpi, irregolarmente diffuso dal Colle di Tenda alla Carnia, ma con netta prevalenza per le aree protette, quali i Parchi Nazionali del Gran Paradiso e dello Stelvio e ancora, fortunatamente, non del tutto raro nelle Alpi dell'interno del Piemonte.
Nell'Appennino esiste una razza distinta, il camoscio d'Abruzzo, salvato dall'estinzione mezzo secolo fa, nel Parco Nazionale d'Abruzzo , quando ne erano sopravvissuti a malapena una trentina di individui. Oggi il camoscio d'Abruzzo è discretamente aumentato e si calcola ve ne siano on meno di 200 individui nel territorio del Parco. Purtroppo un'ulteriore espansione urta contro gli irrazionali confini del Parco stesso ed è limitata dalla presenza di predatori come il lupo, che in mancanza di altri grossi erbivori, attaccano spesso soprattutto gli esemplari vecchi e malati, non disdegnado talvolta di predare anche i piccoli.
Il camoscio alpino, in Piemonte come altrove, frequenta le alte quote, gli speroni rocciosi, la selva di guglie, pinnacoli, creste e dirupi difficilmente praticabili ed è agilissimo. Durante l'estate si trattiene lungo le pendici a esposizione più nordica, ove si ciba di erbe fresche, in particolare trifoglio, altrove già disseccate per l'effetto del calore. Nelle altre stagioni preferisce, invece, le parti più soleggiate, e d'inverno anche le mandrie più ridicole scendono normalmente ne boschi, ove si nutrono di licheni, muschi, aghi di conifere, germogli e cortecce. La sua sagoma snella e agilissima, che lo ha fatto persino definire il più bel mammifero del mondno, si staglia tuttora dinnanzi agli occhi di chi risalga, attento e paziente osservatore, i più alti bacini delle valli piemontesi.

Domande e risposte