marilu1312
Habilis
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Concetti Chiave

  • Il DSM-IV categorizza vari tipi di disturbi d'ansia, tra cui l'ansia da separazione, l'ansia da attacco di panico, e l'agorafobia, evidenziando l'importanza di distinguere tra ansia nevrotica, psicotica e borderline.
  • L'ansia da separazione è particolarmente prevalente nell'infanzia e nell'adolescenza, spesso legata alla mancanza di figure di attaccamento valide e alla difficoltà di sviluppare la costanza oggettuale.
  • Modelli evolutivi come quelli di Mahler aiutano a comprendere le radici dell'ansia da separazione, enfatizzando il ruolo delle fasi di sviluppo del bambino nel processo di separazione-individuazione.
  • Un genitore ansioso può influenzare negativamente il bambino, trasferendo ansia e creando un conflitto interiore, che può portare a una condizione fenomenologica di "falso sé".
  • I sintomi somatici dell'ansia includono tensione, palpitazioni, e sudorazione, che possono diventare limitanti per le attività quotidiane e richiedono attenzione nel trattamento del disturbo.
Questo appunto di Psicologia presenta il tema del disturbo d’ansia, facendo riferimento alle categorizzazioni contenute nel manuale diagnostico DSM-IV, focalizzandosi sulla spiegazione dell’ansia patologia, dell’ansia da separazione e sui sintomi fisici e somatici dell’ansia.
L’ansia: tipologie e sintomi fisici e psichici articolo

Indice

  1. I disturbi d'ansia nella categorizzazione del DSM-IV
  2. L’ansia e i modelli di trattamento di questo disturbo
  3. I sintomi somatici dell’ansia

I disturbi d'ansia nella categorizzazione del DSM-IV

I Disturbi d’ansia, all’interno del DSM-IV, il manuale diagnostico dei disturbi in psicologia, vengono categorizzati nell’Asse I e vengono considerati tra questi l’ansia da separazione, l’ansia da attacco di panico, la fobia specifica (situazionale), la fobia sociale, l’agorafobia, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo acuto da stress e il disturbo post-traumatico da stress-DPTS.
L’ansia rappresenta una situazione di disagio che risulta incontrollabile da parte del soggetto; è una condizione di angustia, di ristrettezza, in cui dal punto di vista interno alla psiche, si ha una regressione dell’Io.

Essa è una reazione/condizione normale nel corso del nostro sviluppo psicologico, in quanto ogni individuo prima o poi si trova a confrontarsi con l’ansia, ma nel caso in cui l’ansia assume una dimensione patologica, questa viene vissuta come una situazione di minaccia.
Vi sono varie accezioni di ansia, ma parlando di ansia a livello patologico, bisogna saper distinguere tra 3 tipi di ansia:

  • Ansia nevrotica: non implica la perdita dell’esame di realtà né dell’integrazione dell’identità.
  • Ansia psicotica: implica non solo un sentimento di minaccia, di pericolo pervasivo ma anche un deficit dell’integrazione dell’identità; il soggetto psicotico ha paura del furto del pensiero (cioè se un soggetto sta pensando quello che pensa lui, il soggetto psicotico è convinto che gli stia rubando il pensiero) e tende al ritiro perché essere nella realtà e troppo angoscioso, troppo doloroso (vi è un deficit dell’esame di realtà).
  • Ansia borderline: implica un deficit dell’integrazione dell’identità e dell’esame di realtà. Questi disturbi d’ansia hanno un’origine e posso essere compresi sempre rispetto alle varie teorie dello sviluppo psicologico del bambino (per esempio, il modello delle relazioni oggettuali di Kernberg, il modello kleiniano in cui l’angoscia di frammentazione all’inizio della vita psichica-nel bambino-si trova anche nell’adulto psicotico, nevrotico o borderline).

Dal punto di vista psicodinamico gli studi condotti suggeriscono che il soggetto non riesce a integrare l’esperienza della separazione e quindi la sperimenta sempre sotto il segno del pericolo, della minaccia, dell’ansia perché non ha conseguito una costanza oggettuale rispetto all’evento specifico.
L’ansia da separazione è una tipologia d’ansia rinvenibile soprattutto nell’infanzia e nell’adolescenza, ma la troviamo come condizione fenomenologica, come condizione di tensione, di minaccia, di pericolo, di preoccupazione eccessiva, quindi come forme dell’ansia in tutte le condizioni psicopatologiche.
Per esempio, nel DSM-IV la condizione borderline è caratterizzata proprio dalla preoccupazione eccessiva, dall’angoscia persistente e diffusa da parte del soggetto che ha paura di essere abbandonato, di essere lasciato solo di fronte alla realtà: ciò ha alla base, all’origine una condizione di mancanza di supporto per ciò che riguarda l’esperienza dell’essere separati dagli oggetti di riferimento; quindi il soggetto borderline certamente non ha avuto delle figure di attaccamento valido, non ha realizzato la costanza oggettuale, ed è stato contrassegnato nella prima parte dello sviluppo fino all’adolescenza (quando si comincia a strutturare il disturbo di personalità) dall’ansia da separazione.

L’ansia e i modelli di trattamento di questo disturbo

Per comprendere al meglio cosa siano i disturbi d’ansia non bisogna studiare solo i criteri diagnostici del DSM, ma anche i modelli evolutivi utili per fare delle valutazioni psicodinamiche nell’ambito della psicopatologia. Infatti, il terapista, nei colloqui deve conoscere il modo più adeguato di approcciarsi ad un assistito; le prime domande che si porrà saranno: “come questa persona si è evoluta?”, “che cosa potrebbe essere successo nella sua vita?”, “con quale tipo di ambiente si è confrontato nelle prime fasi dello sviluppo?”.
Al fine di rispondere a queste domande non basteranno solo le spiegazioni fornite dal paziente, ma sarà compito del terapista ricostruire i modelli e le condizioni evolutive che spiegano quel disagio.
Un altro modello a cui fare riferimento è il modello evolutivo della Mahler, che offre la possibilità di poter spiegare l’ansia da separazione: per esempio, svolgendo un colloquio con un bambino che non riesce d andare a scuola: sul piano dei criteri diagnostici si può valutare questa difficoltà come un problema scolastico, ma oltre questa spiegazione, che è riduttiva, c’è qualcosa in più, cioè la difficoltà a separarsi dagli oggetti di riferimento, dalla propria famiglia, dal proprio ambiente, quindi il terapista dovrà ricorrere ad un modello evolutivo che gli permetta di entrare nel vissuto e nell’esperienza di un’altra persona. In questo caso il modello evolutivo della Mahler è molto utile in quanto, relativamente al processo di separazione-individuazione, pone l’enfasi su una serie di fasi che il bambino vive nel momento in cui costruisce la sua individualità, la sua autonomia, quindi la sua esperienza di persona. Una di queste fasi è quella del riavvicinamento, fase decisiva perché permette di capire che quando il bambino comincia a camminare e ad esplorare il mondo, quindi ad esprimere autonomamente tutte le sue emozioni (di curiosità relative al sentirsi eccitato nei riguardi della realtà circostante, relative alla sua aggressività, ecc.), in tutte le sue normali declinazioni è certamente importante che ci sia una figura materna e/o paterna che supporti questo tipo di crescita, e che non lo influenzi negativamente da quelle che possono essere le preoccupazioni di natura personale.
Per esempio, se la madre è angosciata (perché tendenzialmente ansiosa) relativamente a quella che è la relazione con il mondo, essa trasferirà al bambino l’ansia, il pericolo, la minaccia di confrontarsi con la realtà e quindi di confrontarsi non soltanto emotivamente, ma anche fisicamente con il mondo esterno. Di conseguenza, il bambino sarà influenzato negativamente dal tipo di sintonizzazione con la figura di attaccamento: quindi un genitore ansioso non supporterà adeguatamente l’esperienza della separazione del bambino, per cui il bambino comincerà a strutturare un conflitto (chiedendosi se potrà separarsi dalla madre, se potrà liberamente giocare nei giardini sotto casa con la sua bicicletta, ecc.) ed esperienze del genere cominceranno ad inserirsi all’interno del sé come delle esperienze conflittuali.
Quindi nella fase del riavvicinamento (quando madre e figlio si guardano negli occhi e si ha un trasferimento di emozioni positive o negative relativamente all’esperienza che si sta vivendo assieme) un genitore problematico, ansioso trasferirà quest’ansia al bambino.
In queste situazioni si può verificare anche una condizione fenomenologica che Winnicott chiama “falso sé” e che si ha quando il bambino piccolo tende inevitabilmente a compiacere e ad adattare le proprie azioni a quelle che sono le aspettative che il genitore ha su di lui: quando ciò diviene eccessivo si verifica una condizione patologica.
Un altro aspetto che riguarda l’ansia di separazione è quello del sé corporeo: perché un soggetto non riesce a staccarsi dalle figure di attaccamento? Perché non riesce a stare da solo? Perché non è capace di stare anche da solo?
Un elemento centrale per potersi separare adeguatamente (quindi per poter maturare l’ansia, il pericolo della separazione) è la strutturazione di un buon sé corporeo, nel senso che ogni soggetto deve avere una buona sufficiente e sicura percezione del suo corpo e di tutte le sensazioni ed emozioni che intervengono a livello fisico nell’ambito della sua esperienza di persona nel momento in cui si confronta con la realtà circostante.
L’ansia: tipologie e sintomi fisici e psichici articolo

I sintomi somatici dell’ansia

Come si è detto, uno degli elementi centrali per superare l’ansia è la strutturazione del sé corporeo, questo poiché l’ansia è inquadrata come disturbo psicologico, ma con sé può portare anche una sintomatologia a livello fisico, che a seconda del grado del disturbo può diventare per il soggetto un limite allo svolgimento delle attività quotidiane. In merito ai sintomi somatici, o fisici dell’ansia, di seguito vengono elencati quello più comuni:

  • Stato di tensione
  • Tremore
  • Sudorazione
  • Palpitazione
  • Aumento della frequenza cardiaca
  • Senso di vertigine
  • Nausea
  • Formicolii sul corpo, specie alle estremità (mani, piedi, dita) ed intorno alla bocca
  • Derealizzazione e depersonalizzazione della situazione che si sta vivendo.

Quindi prima di procedere al trattamento del disturbo, dopo averlo individuato e studiato bisogna considerare quelle che possono essere, anche a livello sub-clinico e somatico le condizioni che nell’ambito del DSM-IV sull’Asse I vengono considerati come i Disturbi somatoformi: l’ipocondria e la dismorfofobia che riguardano il sé corporeo, l’identità corporea (cioè la percezione che un soggetto ha del proprio corpo).
Per ulteriori approfondimenti sull’ansia vedi anche qua

Domande da interrogazione

  1. Quali sono i principali disturbi d'ansia secondo il DSM-IV?
  2. I disturbi d'ansia nel DSM-IV includono l'ansia da separazione, l'ansia da attacco di panico, la fobia specifica, la fobia sociale, l'agorafobia, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo d'ansia generalizzata, il disturbo acuto da stress e il disturbo post-traumatico da stress.

  3. Come si differenziano i tipi di ansia patologica?
  4. L'ansia patologica si distingue in ansia nevrotica, che non implica la perdita dell'esame di realtà, ansia psicotica, che comporta un deficit dell'integrazione dell'identità, e ansia borderline, che implica un deficit sia dell'integrazione dell'identità che dell'esame di realtà.

  5. Qual è il ruolo del modello evolutivo della Mahler nel trattamento dell'ansia da separazione?
  6. Il modello evolutivo della Mahler aiuta a comprendere l'ansia da separazione attraverso il processo di separazione-individuazione, enfatizzando l'importanza delle fasi di sviluppo del bambino e il supporto delle figure di attaccamento.

  7. Quali sono i sintomi somatici comuni dell'ansia?
  8. I sintomi somatici comuni dell'ansia includono tensione, tremore, sudorazione, palpitazioni, aumento della frequenza cardiaca, vertigini, nausea, formicolii e derealizzazione.

  9. Perché è importante considerare il sé corporeo nel trattamento dell'ansia?
  10. È importante perché una buona percezione del sé corporeo aiuta a gestire l'ansia e le sue manifestazioni fisiche, facilitando il confronto con la realtà e la separazione dalle figure di attaccamento.

Domande e risposte