Concetti Chiave
- Aristide Gabelli credeva che la scuola dovesse migliorare la società, mentre la società doveva favorire lo sviluppo scolastico.
- Per Gabelli, la scuola era sia un fatto politico che pedagogico, essenziale per il cambiamento sociale.
- Il suo metodo pedagogico si basava sull'osservazione dei fatti morali e intellettuali con rigore scientifico.
- Gabelli sosteneva l'importanza di costruire teorie pedagogiche su basi storiche e concrete.
- Secondo Gabelli, l'educazione doveva formare menti chiare e riflessive, adatte alla società post-unitaria.
Aristide Gabelli-le idee pedagogiche
Dalle sue osservazioni condotte nelle scuole romane Gabelli aveva capito che era necessario migliorare la società, affinchè la scuola si sviluppasse; ma la scuola stessa doveva contribuire al cambiamento della società.
Nel suo pensiero il rapporto scuola-società rimase fondamentale, in quanto per lui la scuola era un fatto politico oltre che pedagogico. Gli scritti pedagogico-scolastici di Gabelli hanno un posto significativo nella sua attività di funzionario del Ministero e di Provveditore, poiché riguardano i metodi educativi, la pedagogia teorica e la politica scolastica.
• Studiare i fatti morali e intellettuali con lo stesso metodo col quale si studiano le scienze fisiche e cioè registrare dati e fatti, osservare le situazioni educative, sperimentare sul piano didattico e pedagogico e infine fare delle deduzioni.
Per costruire le teorie pedagogiche su fatti concreti, voleva conoscerne e indagarne l’origine e il processo storico che aveva generato quei fatti, anche se era consapevole che i fatti dell’educazione non sono della stessa natura di quelli naturali in quanto sono soggetti a variazioni e a condizioni non sempre registrabili.
• Considerare le idee del bene, del bello, del giusto, non in modo astratto ma calati nella realtà dei fatti umani. Anche se la pedagogia, perciò, dovrebbe partire da una base di indagini sociologiche, psicologiche e dallo studio della situazione politica della nazione.
Gabelli, partendo da queste premesse, iniziò con una ricerca di carattere storico, e sostenuto dal principio che l’educazione deve corrispondere alla civiltà moderna, esaminò sotto questo profilo quale educazione era la più adatta alle condizioni del momento. Le sue conclusioni vennero esposte in un saggio che pubblicò sul “Politecnico”: dopo aver confermato che la conoscenza dell’alfabeto è insufficiente a formare cittadini onesti, attivi e leali, come la società richiede, passava ad analizzare le condizioni che avrebbero potuto indirizzare la nuova educazione nella direzione giusta. Poiché le leggi, le usanze, i costumi, le opinioni, le forme di governo, le credenze religiose e le lingue cambiano di secolo in secolo, secondo la sua analisi, il periodo post-unitario richiedeva soprattutto delle “teste chiare”, cioè lucide, in grado di capire e analizzare i fatti. Le teste diventano chiare, secondo Gabelli, con l’esercizio costante della riflessione che si applica nella ricerca, nell’esame e nel giudizio. Tenere in esercizio la mente è il fondamento di un’educazione solida.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo principale di Aristide Gabelli riguardo al rapporto tra scuola e società?
- Qual è il metodo di ricerca pedagogica proposto da Gabelli?
- Come Gabelli vedeva l'educazione in relazione alla civiltà moderna?
- Quali erano le conclusioni di Gabelli riguardo alla formazione dei cittadini?
Gabelli riteneva fondamentale migliorare la società affinché la scuola si sviluppasse, ma anche che la scuola dovesse contribuire al cambiamento della società, considerandola un fatto politico oltre che pedagogico.
Gabelli proponeva di studiare i fatti morali e intellettuali con lo stesso metodo delle scienze fisiche, registrando dati, osservando situazioni educative, sperimentando e facendo deduzioni, e di considerare le idee del bene, del bello e del giusto calate nella realtà dei fatti umani.
Gabelli sosteneva che l'educazione dovesse corrispondere alla civiltà moderna, esaminando quale tipo di educazione fosse più adatta alle condizioni del momento, e che fosse necessario formare "teste chiare" capaci di riflessione e analisi.
Gabelli concluse che la semplice conoscenza dell'alfabeto era insufficiente per formare cittadini onesti, attivi e leali, e che l'educazione dovesse indirizzarsi verso lo sviluppo di menti capaci di riflessione costante, esame e giudizio.