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Concetti Chiave

  • La scapigliatura è un movimento culturale nato nel Nord Italia nell'Ottocento, caratterizzato da un rifiuto delle convenzioni sociali e delle istituzioni.
  • I temi della scapigliatura includono argomenti insoliti e scandalosi, con un linguaggio che mescola termini diretti, dialettali e aulici.
  • Il "Preludio" di Emilio Praga è il manifesto della scapigliatura, esprimendo la crisi dei modelli romantici e l'aspirazione a una nuova era letteraria.
  • Nel racconto "L'alfier nero" di Arrigo Boito, l'alfiere rappresenta la lotta per la libertà degli oppressi, diventando il simbolo di una ribellione contro l'oppressione.
  • In "Un amore malato" di Igino Ugo Tarchetti, la relazione tra Giorgio e Fosca è descritta come patologica, riflettendo l'attrazione per il proibito e il decadente.

Indice

  1. Origini e caratteristiche della Scapigliatura
  2. Temi e linguaggio della Scapigliatura
  3. Manifesto della Scapigliatura: Il preludio di Emilio Praga
  4. La partita a scacchi: simbolismo e tensione
  5. Il duello mentale e la ribellione
  6. Giorgio e l'amore patologico
  7. Fosca: attrazione e repulsione

Origini e caratteristiche della Scapigliatura

La scapigliatura è un movimento eterogeneo che nasce negli anni Sessanta e Settanta dell’Ottocento in alcune città del Nord Italia (in particolare Milano e Torino).

È formato da giovani intellettuali maschi e femmine, che si sentono estranei e inadeguati nella loro epoca e nell'ambiente cittadino, si oppongono alle istituzioni del nuovo regno d'Italia, diffidano del progresso, della religione e delle regole in generale.

Il nome “scapigliatura” deriva dal movimento francese la “bohème”, che indica uno stile di vita fuori dalle convenzioni sociali tipico di intellettuali di Parigi dell'Ottocento. Arrighi propone per l'Italia il termine “scapigliati”, che significa “spettinati”. Spesso pur di mantenere la propria libertà, gli scapigliati vivono di espediente, in mancanza di denaro.

Temi e linguaggio della Scapigliatura

La poesia tratta di nuovi argomenti: insoliti e scandalosi, e il lessico è un misto di termini diretti e bassi, e aulici e latinismi, ancora ottocenteschi. Era diffuso il gusto per il macabro e grottesco.

La narrativa i temi sono gli stessi, e vengono presentati tramite un realismo esasperato oppure tramite narrazioni fantastiche e soprannaturali. Il linguaggio è rinnovato tramite la mescolanza di parole dialettali, espressioni popolari o vocaboli ricercati. La scapigliatura anticipa le avanguardie per il rapporto contrastante tra artista e società, e per l’interartisticitá (relazione tra le varie arti). Questo movimento si può definire come il passaggio tra romanticismo e decadentismo, grazie all’introduzione in Italia di autori stranieri (Baudelaire, Poe) e del genere fantastico.

Noi siamo i figli dei padri ammalati:

aquile al tempo di mutar le piume,

svolazziam muti, attoniti, affamati,

sull'agonia di un nume.

Nebbia remota è lo splendor dell'arca,

e già all'idolo d'or torna l'umano,

e dal vertice sacro il patriarca

s'attende invano;

s'attende invano dalla musa bianca

che abitò venti secoli il Calvario,

e invan l'esausta vergine s'abbranca

ai lembi del Sudario...

Casto poeta che l 'Italia adora,

vegliardo in sante visioni assorto,

tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!

Cristo è rimorto !

O nemico lettor, canto la Noia,

l'eredità del dubbio e dell'ignoto,

il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia, il tuo cielo,

e il tuo loto !

Canto litane di martire e d'empio;

canto gli amori dei sette peccati

che mi stanno nel cor, come in un tempio,

inginocchiati.

Canto le ebbrezze dei bagni d'azzurro,

e l'Ideale che annega nel fango...

Non irrider, fratello, al mio sussurro,

se qualche volta piango :

giacché più del mio pallido demone,

odio il minio e la maschera al pensiero,

giacché canto una misera canzone,

ma canto il vero

Manifesto della Scapigliatura: Il preludio di Emilio Praga

Il preludio di Emilio Praga è considerato il manifesto della scapigliatura. Parla di uno smarrimento, una perdita delle certezze dei giovani poeti, che capiscono che gli autori romantici (padri ammalati) non sono più un punto di riferimento per la letteratura e la poesia moderna. Un esempio nella poesia è quello di Manzoni, che viene descritto come vecchio e troppo concentrato su visioni religiose. Rappresenta la generazione dei poeti che non sono più considerabili dei modelli da seguire, dai quali gli scapigliati vogliono distaccarsi.

Gli scapigliati vogliono dare inizio a un'era degli “anticristi”. La condanna della religione viene evidenziata tramite termini religiosi e delle espressioni blasfeme: “vertice sacro, patriarca, musa bianca, calvario, esausta vergine, sudario, sante visioni, anticristi, cristo”, “tu puoi morir!... Degli antecristi è l'ora!

Cristo è rimorto!” Nel testo sono presenti due apostrofi: sono rivolte al poeta Manzoni e al lettore. La prima, per spiegare come il poeta non possa più essere un punto di riferimento; la seconda, per invitare il lettore, definito “nemico” ad ammettere di essere anch'egli tormentato dalla stessa inquietudine di Praga. Successivamente lo stesso lettore viene definito “fratello” in quanto simile al poeta. L'anafora del verbo “canto”, che è ripetuto sei volte, indica il tema della poesia (volontà di rinnovare la letteratura e la poesia, che si ispirino al vero, alla realtà)

La partita a scacchi: simbolismo e tensione

In un albergo svizzero si svolge una conversazione sui neri, con tanto di considerazioni razziste. Viene detto inoltre che in quei giorni nelle colonie britanniche ci fu una rivolta di schiavi, guidata da Gall-Ruck, che però fu repressa.

Giorgio Anderssen, un milionario americano che si è arricchito grazie agli scacchi, afferma che “i negri non sono degni di libertà, hanno l'intelletto chiuso e istinti feroci”. Non si accorge però che accanto a lui ce un uomo nero di origini giamaicane , soprannominato Tom. È stato portato in Europa come schiavo, e poi ha ereditato una fortuna da un anziano gentiluomo inglese ed è ora uno dei più importanti possidenti di Ginevra. Anderssen propone quindi a Tom una partita a scacchi, ed egli accetta, pur non essendo un abile giocatore. Nel rovesciare i pezzi sulla scacchiera, Anderssen rompe distrattamente l'alfiere nero, che poi ripara con ceralacca fusa. II pezzo cosi ricomposto attira magneticamente l'attenzione di Tom, che decide di farne il fulcro della sua partita. La gara procede in modo sempre più concentrato e drammatico: Anderssen sposta i pezzi in modo simmetrico e ordinato, mentre Tom in disordine.

La partita va avanti tutta la notte, Tom ha perso quasi tutte le sue pedine e sta per perdere, ma lotta con ogni energie con l’alfiere nero, come se fosse una questione di vita o di morte. Alla fine con l'alfiere Tom riesce a fare scacco matto al re bianco e a vincere la partita. Anderssen reagisce sparando a Tom, che prima di morire mormora che Gall-Ruck è ormai salvo. Andersen fugge a New York e per rimorso si costituisce, ma non viene condannato perché il tribunale considera la vittima insignificante. Negli anni successivi, ossessionato dall'immagine dell'alfiere nero, Anderssen perde tutte le sue ricchezze giocando a scacchi e precipita nella miseria e nella follia.

Il duello mentale e la ribellione

Quella che dovrebbe essere una semplice partita a scacchi tra due uomini dell'alta società, si trasforma in un vero e proprio duello mortale. Ogni singola mossa infatti è una snervante lotta mentale, in cui le ipotesi sono studiate, scartate, messe alla prova; il narratore lo definisce un «pugilato del pensiero" (r. 22).

Tra i due giocatori si crea una continua pressione intellettuale e psicologica, e l'uccisione finale di Tom diviene la manifestazione fisica di una violenza cresciuta sino a diventare insostenibile.

L'elemento più importante è l'alfiere nero riparato con la ceralacca, che pare avere una profonda cicatrice rossa intorno al collo. L’alfiere nero cessa di essere un oggetto inanimato e diviene un uomo, un “negro ferito, un essere caro librato fra la vita e la morte” (r. 10): la pedina è la personificazione di Gall-Ruck, leader di una ribellione di schiavi neri contro i dominatori inglesi in Giamaica, e rappresenta la condizione stessa dei neri oppressi e feriti che chiedono riscatto. Il ruolo di Tom, è quello di portavoce di un intero popolo oppresso («Tom era in quella notte, in quel momento la sintesi di tutta la sua razza, rr. 19-20). La partita a scacchi diventa quindi sinonimo di ribellione. Alla fine della partita Tom diventa lo stesso alfiere nero sporcato dalla ceralacca, con una ferita rosso sangue sulla sua pelle nera “un filo di sangue gli scorreva sul volto nero, e colando giù per la guancia, gli tingeva di rosso la gola e il collo (rr. 55-57)”.

Gli elementi fantastici della Scapigliatura (l'allucinazione, la follia, la forza ipnotica di un oggetto, il legame misterioso tra elementi distanti della realtà), si ritrovano nel racconto attraverso la forza misteriosa dell’alfiere nero , che continua a perseguitare Andersson facendogli perdere tutte le partite.

Giorgio e l'amore patologico

il giovane ufficiale Giorgio narra un'esperienza amorosa sconvolgente e patologica: “Più che l'analisi d'un affetto, più che il racconto di una passione d'amore, io faccio forse qui la diagnosi di una malattia. Quell'amore io non l'ho sentito, l'ho subito”. Durante un congedo per ragioni di salute, Giorgio conosce Clara, una vicina di casa bella e gioiosa, sposata e madre di un figlio. Attratta dalla figura malinconica del giovane, Clara cede alla passione, e grazie a lei Giorgio ritrova forza e salute. Richiamato in servizio, il protagonista trasferito in una cittadina isolata nella Pianura Padana, dove con altri militari è invitato a frequentare la casa del colonnello, la cui cugina, Fosca, orribilmente magra, ha una misteriosa malattia di nervi. Dapprima per cortesia, poi per pietà, infine per attrazione sempre più forte e inspiegabile, Giorgio inizia a passare molte ore con la donna, che dimostra sensibilità e intelligenza, ma ha spesso reazioni incontrollate ed eccessive. L'amore per Clara pian piano svanisce, sostituito da un sentimento ambivalente per Fosca, fatto di attrazione e repulsione.

Fosca, gelosamente innamorata, vuole trascinare l'amato con lei nella morte. Giorgio tenta inutilmente di sottrarsi, ma alla fine si abbandona a una notte di passione con lei. Pochi giorni dopo Fosca muore: Giorgio sente di avere perso per sempre giovinezza e salute, come se la malattia di Fosca si fosse impossessata di lui.

Fosca: attrazione e repulsione

Fosca è una donna brutta e malata. Giorgio, è colpito e prova repulsione. Fosca rappresenta il gusto "scapigliato" per ciò che è fuori dalle regole: la magrezza eccessiva, la rovina prodotta dalla malattia, il viso trasformato in un teschio per l'affiorare spaventoso delle ossa. (Personificazione della morte)

Però Fosca ha anche elementi attraenti: i capelli neri e folti, i grandi occhi scuri d'una beltà sorprendente (fr. 11-12), il fisico proporzionato che conserva tracce di flessuosità, i modi dolci e cortesi, l'eleganza. Fosca è l’antitesi di Clara, il suo doppio negativo: rappresentano rispettivamente l'ombra e la luce, la malattia e la salute, la bruttezza e la bellezza. La relazione con Clara (che implica un adulterio perché la giovane è sposata) ha i caratteri tardo-romantici della trasgressione di regole sociali: quella con Fosca si manifesta invece come attrazione Irresistibile per ciò che è patologico, anticipando un tema della letteratura decadente. Giorgio è ridotto a un burattino che agisce a comando, per il timore di scatenare crisi convulsive asseconda ogni suo desiderio, anche i più folli, accettando ad esempio di mangiare boccioli di rosa, di assaggiare le medicine amare, di scrivere sotto dettatura dichiarazioni amorose che gli sono estranee. In questo legame malsano non c'è verità: Giorgio afferma di sentirsi torturato e di non potersi liberare per paura di nuocere a lei ma non vuole davvero sottrarsi a una relazione trasgressiva che lo affascina. Nel testo c'è una contraddizione tra lessico e azioni: vengono usati numerosi termini negativi («sacrificio, atterrito, mi sentiva rabbrividite, tortura. angosce, sciagura, spaventevole»), ma non riesce ad agire coerentemente sul piano delle azioni concrete.

Domande da interrogazione

  1. Che cos'è la scapigliatura e in quali città italiane ha avuto origine?
  2. La scapigliatura è un movimento eterogeneo nato negli anni Sessanta e Settanta dell'Ottocento, principalmente a Milano e Torino. È caratterizzato da giovani intellettuali che si oppongono alle istituzioni del nuovo regno d'Italia e vivono uno stile di vita fuori dalle convenzioni sociali.

  3. Quali sono i principali temi trattati dalla scapigliatura nella poesia e nella narrativa?
  4. Nella poesia, la scapigliatura tratta argomenti insoliti e scandalosi, con un lessico che mescola termini diretti e bassi a termini aulici e latinismi, esplorando il gusto per il macabro e il grottesco. Nella narrativa, i temi sono simili e presentati tramite un realismo esasperato o narrazioni fantastiche e soprannaturali, con un linguaggio rinnovato che include parole dialettali e vocaboli ricercati.

  5. Qual è il significato del "Preludio" di Emilio Praga per il movimento della scapigliatura?
  6. Il "Preludio" di Emilio Praga è considerato il manifesto della scapigliatura. Esprime lo smarrimento e la perdita delle certezze dei giovani poeti, che rifiutano i modelli letterari romantici come Manzoni, e vogliono dare inizio a un'era degli "anticristi", condannando la religione e aspirando a una letteratura che rifletta la realtà.

  7. Cosa simboleggia l'alfiere nero nel racconto "L'alfier nero" di Arrigo Boito?
  8. Nell'opera "L'alfier nero" di Arrigo Boito, l'alfiere nero, riparato con ceralacca e con una cicatrice rossa intorno al collo, simboleggia la condizione degli oppressi e dei feriti che chiedono riscatto. Rappresenta la personificazione di Gall-Ruck, leader di una ribellione di schiavi neri, e diventa il fulcro della partita a scacchi che simboleggia la lotta per la libertà e la ribellione contro l'oppressione.

  9. In "Un amore malato" di Igino Ugo Tarchetti, come viene descritta la relazione tra Giorgio e Fosca?
  10. In "Un amore malato", la relazione tra Giorgio e Fosca è descritta come sconvolgente e patologica. Fosca, brutta e malata, esercita un'attrazione irresistibile su Giorgio, che si sente attratto e repulso allo stesso tempo. La loro relazione, basata su un mix di pietà, attrazione e repulsione, culmina in una notte di passione che porta alla morte di Fosca e lascia Giorgio con la sensazione di aver perso la giovinezza e la salute.

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