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di paolodifalco01
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Selvaggia Lucarelli
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Negli ultimi giorni in cui è entrato in vigore il Super Green Pass e qualcuno ha perfino tentato di farsi vaccinare in un braccio in silicone per ottenere la certificazione verde, possiamo notare come le proteste dei contrari alla vaccinazione e alla certificazione, a cui sono principalmente indirizzate le nuove restrizioni, continuano a farsi sentire.

A dimostrazione di questo non ci sono solo le varie inchieste giornalistiche come quella fatta da Fanpage.it sul mondo della disinformazione legata a questi movimenti ma, anche un sentimento di rabbia e di violenza che emerge nelle varie manifestazioni di piazza soprattutto nei confronti dei giornalisti o, come ci ha detto la giornalista Selvaggia Lucarelli, "più banalmente nei confronti delle persone che indossano una semplice mascherina".

Ma ricostruiamo cosa è accaduto alla giornalista e qual è, invece, un'altra forma di violenza di cui non si parla molto.

L'aggressione a Selvaggia Lucarelli durante la manifestazione No Vax a Circo Massimo

Alcune settimane fa, il 21 novembre, la giornalista Selvaggia Lucarelli si è recata alla manifestazione dei No Vax al Circo Massimo per chiedere ai manifestanti le ragioni della loro protesta. Come ci ha raccontato lei stessa:"Fin dal primo minuto in cui sono arrivata ho capito il clima di grande aggressività non solo nei confronti dei giornalisti ma anche banalmente nei confronti delle persone che indossavano una semplice mascherina."

La stessa giornalista che stava riprendendo la manifestazione e le testimonianze per Domani nonostante non si fosse palesata come giornalista ribadisce che "Il solo vedermi con la mascherina già innervosiva e innescava un meccanismo di diffidenza". Infatti iniziavano ad arrivare le solite frasi da repertorio come " tu sei quella con la museruola” o “sei quella asservita ai poteri forti”.

Mentre riprendeva uno dei manifestanti, il pugile Roberto Di Blasio, le ha dato una testata che è " arrivata dal nulla: io non stavo nemmeno parlando con questo signore. Lui stava assistendo alla mia conversazione accesa con un ragazzo e lui dal nulla mi ha dato questa testata".

Un'altra forma di violenza: la dipendenza affettiva

Quella ricevuta al Circo Massimo però non è l'unica forma di violenza raccontata dalla Lucarelli. Nel suo ultimo libro, Crepacuore, ci parla infatti di una violenza più sottile e di cui si parla troppo poco nonostante coinvolga molte persone, ragazzi e ragazze: la dipendenza affettiva.

Come infatti scrive nel suo stesso libro dove descrive la sua esperienza di dipendenza affettiva in una relazione durata ben 4 anni:"Quando non eravamo insieme sentivo uno strano disordine emotivo, una specie di febbre, di sete che dovevo placare. Mi spegnevo, in attesa di riaccendermi quando lo avrei rivisto. Ero appena diventata una giovane tossica, convinta, al contrario, di aver colmato quella zona irrimediabilmente cava della mia esistenza."

Come si riconoscono i dipendenti affettivi?

La dipendenza affettiva, come ci dice Selvaggia:"E' come quei quadri appesi nelle case delle persone che tutti vedono storti tranne i due abitanti della casa. Ma quindi, chi è il dipendente affettivo? "Sono persone davvero completamente fuori dalla realtà, persone immerse in storie tossiche che sono evidenti a tutti tranne alle persone che le stanno vivendo. Sono persone che si nascondono, persone che ti mentono, persone perennemente infelici che tornano sempre nell’oggetto della loro infelicità."

Dalla dipendenza affettiva così come quella da droghe non è assolutamente facile uscirne. Quindi, come aiutare un dipendente affettivo? Come ci dice Selvaggia Lucarelli:"L’unica cosa che si può tentare è invitare quella persona a rivolgersi ad uno specialista perché non riusciremo mai ad allontanare quella persona dall’oggetto della sua dipendenza ma magari una persona esterna ha più possibilità e speranza di farsi ascoltare"

L'importanza di parlare delle dipendenze affettive

Questa tematica sicuramente andrebbe molto rivalutata anche perché, come ci racconta Selvaggia attraverso l'esperienza vissuta in prima persona:"E’ stato proprio un momento in cui mi sono fatta un po’ pena perché ero sfinita, esausta ed è stato quello l'istante in cui ho pensato che era giunta l'ora di risollevarmi"

"Mi sono vista, come scrivo nel libro, dal di fuori perché sono riuscita a spostare su di me lo sguardo che invece era sempre su di lui. In quel momento in cui ho rimesso al centro della mia vita me stessa, paradossalmente il momento più difficile, è quello in cui ho cominciato a guarire."

In questa condizione abbastanza frustante purtroppo è molto facile cadere quindi l'invito non può essere altro che quello di continuare a parlarne, raccontare in modo che anche chi sta attraverso questo momento particolarmente difficile possa capire di essere in preda ad una dipendenza effettiva. Infatti, sottolinea Selvaggia:"Io l’ho vissuta a 30/35 anni ma vi posso garantire che è molto più facile inciamparci quando si è molto giovani e si è più manipolabili."

Paolo Di Falco