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Monologo di Francesca Fagnani sulla scuola e sulle carceri giovanili Sanremo 2023Alla seconda serata del Festival di Sanremo 2023, Francesca Fagnani, conduttrice della trasmissione “Belve”, ha portato sul palco dell’Ariston un monologo sulle carceri minorili e sulla scuola.

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La giornalista ha parlato dell’importanza della scuola e dell’istruzione nelle aree più fragili del Paese, riportando le parole raccolte nel carcere minorile di Nisida, a Napoli.

Monologo Francesca Fagnani Sanremo 2023: "Guardare alla vita prima"

Lo Stato dovrebbe combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa, garantendo pari opportunità almeno ai più giovani, futuro del Paese. Non è solo buon senso, è anche e soprattutto una questione di democrazia e di uguaglianza, i valori su cui si fonda la nostra Repubblica.

A esprimere queste idee è la giornalista Francesca Fagnani, che ha accompagnato alla conduzione Amadeus e Gianni Morandi durante la seconda serata del Festival di Sanremo 2023.

Francesca Fagnani, con il suo monologo, fa riferimento ai giovani del carcere minorile di Nisida, a Napoli. “Hanno picchiato, hanno rapinato, hanno ucciso. Alla domanda ‘perché l’hai fatto?’ però non trovano risposta; risposta che vorrebbero avere, che cercano, che abbozzano, ma la risposta non esce, perché è inutile cercarla così, lo sanno, bisogna andare al giorno prima, alla settimana prima, al mese prima, alla vita prima. Hanno 15 anni e gli occhi pieni di rabbia, occhi pieni di vuoto. Hanno 18 anni e lo sguardo è perso oppure è sfidante”.

Per comprendere il loro comportamento è dunque necessario guardare alla vita che avevano prima di questi eventi, indirizzando quindi lo sguardo alla loro infanzia e alla loro adolescenza. Solo in questo modo ci si può rendere conto che non hanno avuto il supporto di cui avevano bisogno.

La scuola come soluzione

La soluzione a tutto questo è e può essere soltanto una: la scuola. È la scuola, infatti, a rappresentare per molti l’unica possibilità di riscatto, l’unica possibilità di un futuro diverso da quello che il contesto rende destino obbligato.

La giornalista racconta che quando ha intervistato adulti finiti in carcere per reati gravi, la maggior parte di loro ha dichiarato che, se potesse tornare indietro e cambiare qualcosa, sarebbe andato a scuola. “Gli adulti mi dicono che sarebbero andati a scuola”, dice Francesca Fagnani. “In quel quartiere solo la scuola ti può salvare. Lo Stato non può esistere solo attraverso le forze di polizia. Lo Stato dovrebbe garantire pari opportunità ai giovani come la democrazia italiana dice. Lo Stato deve combattere la dispersione scolastica e garantire pari opportunità ai più giovani. Lo Stato dovrebbe essere più attraente dell’illegalità”.

Carceri: rieducare, non punire

Ma non solo scuola, anche educazione e rieducazione. Per la giornalista, la prigione italiana non è progettata per riabilitare o reinserire nella società le persone, ma solo per punirle. Francesca Fagnani è sicura: se la situazione non cambia, se non si troverà un modo per far sì che le persone che escono dal carcere siano persone migliori di quando sono entrate, beh, sarà un fallimento per tutti. “Se non riesci a trovare un lavoro torni in carcere. In Italia la prigione serve solo a punire e non a rieducare: tutto il giorno a fare nulla e magari siete in sovrannumero. Un magistrato ha detto che i detenuti non devono passare per vittima e non devono essere picchiati ma perché lo Stato non può essere violento come chi arresta. Chi esce dal carcere deve uscire meglio di come è entrato, per rispetto dell’art. 27 della Costituzione. Che uno spacciatore o un ladro che sia, una volta uscito, cambi mestiere.