
L’idea è stata di uno dei ragazzi, nata mentre passeggiava intorno alla vigna abbandonata durante il periodo del lockdown, e successivamente l’ha condivisa ai suoi compagni di classe che l’hanno accolta con entusiasmo.
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“È tutta questione di passione”: i cinque ragazzi raccontano la loro avventura nel vigneto
I cinque adolescenti, studenti dell’Istituto “Antonio Zanelli” di Reggio Emilia, indirizzo tecnico agrario, per concretizzare l’idea che li aveva uniti si sono rivolti a un loro insegnante, il professor Giovanni Notari, che si è subito reso disponibile per aiutare i ragazzi a ideare il loro progetto di recupero.La proposta, una volta finalizzata, è stata presentata al Comune di Casalgrande, proprietario del terreno, chiedendo e ottenendo, in pochi mesi, una concessione di tre anni. Il progetto, in accordo con l’istituto scolastico frequentato dai giovani protagonisti della storia, è dunque stato approvato e accolto con entusiasmo dalle istituzioni locali: “Quella vigna è di proprietà comunale ed è tra gli appezzamenti di terreno da affidare in gestione ai cittadini - racconta a ‘La Gazzetta di Reggio’ Laura Farini, Assessore alla Scuola e ai Giovani del Comune emiliano - solo che chi si era fatto avanti in precedenza aveva abbandonato i lavori da almeno due anni, provocando grossi danni alle piante, alcune anche crollate. Il progetto dei quattro studenti ci è sembrato fantastico e da sostenere con il massimo di disponibilità”.
I ragazzi si sono subito messi al lavoro, e nel giro di qualche mese hanno ripristinato il sistema di irrigazione, messo in sicurezza le terrazze e riavviato la produzione delle viti di uva bianca e nera, col sogno, oggi realizzato, di produrre un vino tutto loro. Questo è stato reso possibile grazie al loro duro lavoro, ma anche al sostegno del prof Notari, più le competenze di due professionisti messi a disposizione dall’amministrazione comunale, ovvero un agronomo e il presidente della cantina Emilia Wine, Davide Frascari.
I giovani oggi, a due anni dall’inizio del percorso, intrapreso nel 2021, si dicono entusiasti di ciò che sono riusciti a realizzare e a ‘La Stampa’ hanno raccontato la loro esperienza: “È tutta questione di passione. Se ci metti la passione non senti la fatica, non vedi il sudore, e anche quella che può apparire una follia diventa qualcosa di realizzabile. Basta crederci. E avere qualcuno che ci creda con te”, ha commentato Mattia, 17 anni, uno dei cinque ragazzi coinvolti nel progetto.