
E cosa succede se sei quel tipo di adolescente che, anziché chiedere aiuto, si barrica ancora di più dietro un'immagine da "bullo", ma che soffre quanto gli altri se non forse di più?
Questo è il tema di Ragazzaccio, il nuovo film di Paolo Ruffini nelle sale dal 3 novembre che vede i due giovanissimi attori Alessandro Bisegna (Mattia) e Jenny De Nucci (Lucia) interpretare due adolescenti dai caratteri apparentemente opposti ma che, insieme, troveranno un nuovo significato alla loro esistenza. Skuola.net era all'anteprima del film e Niko, il nostro volto social, è riuscito a farsi raccontare dai protagonisti e dal regista curiosità e retroscena.
Ragazzaccio, storia di uno studente come tanti al tempo del Covid
"Mettersi nei panni di una persona che ha bisogno di aiuto, per tirarlo fuori da una situazione disagio e renderlo una persona migliore": questa la "lezione" che Jenny De Nucci, come racconta a Skuola.net, ha imparato dalla storia di Mattia e Lucia, protagonisti del film. "Come si dice - le fa eco Alessandro Bisegna - chi non è amorevole in realtà ha bisogno di amore, ho imparato questa grande lezione di vita".Perché Ragazzaccio racconta la storia di uno studente che comunemente definiremmo un bullo, ma che dietro la sua scorza presenta tante fragilità: difficoltà di comunicazione, anaffettività, mancanza di ascolto. Un ragazzo che, in realtà, somiglia a tanti altri che si sono trovati ad affrontare la prima ondata della pandemia mondiale, con il conseguente lockdown, e che sono stati costretti a combattere contro il disagio creati dal Covid e dal distanziamento. Disagio che, a distanza di anni, ancora è presente tra i giovani. Lo spiega anche Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Di.Te., che ha sostenuto la realizzazione del lungometraggio: "I ragazzi stanno molto, molto male, purtroppo. Il Covid sta passando ma il trauma resta, e stiamo vedendo le conseguenze che ha portato la pandemia: molta più ansia, molto più stress, molte più fobie. E su questo bisogna prendere consapevolezza e intervenire".
@skuolanet Siamo stati alla #première di #RAGAZZACCIO e abbiamo fatto 4 chiacchiere con @jennydenucci e @alessandrobisegna per parlare del film in uscita #soloalcinema Get You Some - Gibbz
Ragazzaccio, Paolo Ruffini: "L'amore è più contagioso del Covid"
"Dovresti andare a vedere Ragazzaccio al cinema perché parla anche un po' di te, solo che ancora non lo sai" afferma il regista Paolo Ruffini, interpellato da Niko, rivolgendosi agli studenti italiani. Ruffini ha spiegato anche ai microfoni di Skuola.net come è nato questo progetto: "L'idea di questo film nasce durante il Covid. Stavo ragionando su come avrei potuto sentirmi io se fossi stato uno studente di quindici anni. Penso che mi sarei sentito terribilmente in colpa perché esiste una malattia che se la prendo io non mi fa niente, ma se l'attacco a qualcuno della mia famiglia più grande potrebbe essere letale. Penso che mi mancherebbero i miei amici e l'idea di potermi innamorare". Anche un Paolo Ruffini adolescente si sarebbe sentito arrabbiato e demoralizzato da un mondo attraversato da una pandemia mondiale, come tanti ragazzi che l'hanno vissuta proprio nel momento più delicato della crescita. Ma gli affetti, alla fine, sono ciò che in tempi di crisi può far riemergere dalle difficoltà. Perché anche nel momento più buio "avrei saputo - dice il regista - che la cosa più contagiosa che esiste non è il Covid, ma è l'amore".
Ragazzaccio: cast e trama
Insieme ai giovanissimi Alessandro Bisegna (Mattia) e Jenny De Nucci (Lucia), Ragazzaccio vanta un cast di attori del calibro di Giuseppe Fiorello, Massino Ghini e Sabrina Impacciatore.E' una pellicola indipendente, girata addirittura in una sola settimana nel marzo 2021, cioè nel pieno delle restrizioni anti covid-19, in una location unica, e interamente in interno.
Mattia, studente "bullo" e problematico, affronta il periodo del lockdown e vide la più grande sfortuna che possa capitare ad un adolescente in quel momento così difficile: innamorarsi. Scoprirà infatti l'amore per Lucia, l’idealista e ribelle rappresentante d’istituto, ma riscoprirà anche l’amore per sé stesso, per gli altri e, in particolare, per i suoi genitori: suo padre - uomo anaffettivo, infermiere impegnato sul fronte dell’emergenza - e sua madre - schiacciata tra l’ipocondria e la frustrazione di una convivenza forzata.