4' di lettura 4' di lettura
recensione di all of us are dead

Dopo il successo globale ottenuto da Squid Game, Netflix decide di puntare nuovamente sulle serie coreane. A pochi giorni dalla pubblicazione infatti, la serie horror “All of us are dead” scala la vetta della classifica della piattaforma arrivando fino alla terza posizione.

La serie zombie sta conquistando il pubblico Netflix e si propone di diventare un prodotto di punta nel panorama dello streaming. “All of us are dead” racconta la storia di un gruppo di ragazzi che si ritrovano intrappolati nella propria scuola e costretti a lottare contro i propri amici, trasformati in zombie: il nuovo k-drama di Netflix ci catapulta in una dimensione alternativa rispetto ai classici teen-drama e si rivolge ad un pubblico più vasto.

La serie tratta dalla graphic novel

I protagonisti, ovvero gli studenti della scuola, privi del loro smartphone, si ritrovano intrappolati all'interno dell'edificio scolastico e circondati dai loro compagni, ormai trasformati da un virus in zombie dai sensi sviluppati e assetati di sangue. Tutto inizia quando un liceale, vittima di episodi di bullismo perpetrati dai coetanei, decide di sottoporsi ad un esperimento del padre, uno scienziato che è riuscito a sintetizzare in laboratorio un virus dai topi in grado di convertire la paura in rabbia e furia omicida.

Ma qualcosa non va come sperato: l'uomo non può domare la paura, e non può fuggire davanti alle proprie emozioni. Ed è così l'inizio di una trasformazione che tramuta gli esseri umani in creature spietate e non senzienti. E mentre l'epidemia dei non viventi si propaga nella scuola, in città tutti continuano con la propria vita ignari di quanto stia accadendo poco lontano da loro.

”All of us are dead”: la critica al sistema scolastico coreano

“All of us are dead” si propone di trattare alcune dinamiche sociali, vicine al mondo dei giovani, che si consumano all'interno della scuola, ma non solo. In particolare, la denuncia del sistema scolastico è molto nitida, specie riguardo il tema del bullismo: spesso sottovalutato dai docenti e dirigenti che rimangono omertosi piuttosto che denunciare episodi che possano macchiare il buon nome di una scuola. E in generale, non manca la denuncia delle discriminazioni presenti nella società coreana: una su tutte è sicuramente quella economico-sociale basata sul reddito, dove chi ha meno viene spesso ritenuto un incapace, non merita nessun aiuto e vive ai margini della società sopravvivendo alla giornata.

Un prodotto che racconta l'animo umano

Come in tutti i prodotti però, non mancano le lacune. Uno degli elementi che salta subito all'occhio è probabilmente la mancanza di caratterizzazione dei personaggi: a tratti piatti, e poco credibili. Questo perché, alcuni temi ricorrenti nella serie, soprattutto di natura adolescenziale, vengono trattati in modo sbrigativo, regalando allo spettatore pochi momenti di empatia con i personaggi. Ma se c'è un elemento che garantisce immedesimazione nei protagonisti, questo è sicuramente da ricercare nelle relazioni tra di essi; come in “Squid Game”, sono proprio le dinamiche relazionali ad indicarci con chiarezza il tema centrale della serie: l'animo umano. Egoista, assetato di denaro, corrotto e a volte crudele, quasi come fosse appunto un non vivente.