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Digitale, Italiani sotto la media UE: tra gli ultimi in Europa per competenze di baseUn Paese che sul fronte della digitalizzazione sta crescendo ma che deve ancora rincorrere la maggior parte dei suoi "vicini" - specie quelli del Nord Europa (come Danimarca, Finlandia, Svezia) per raggiungere risultati accettabili: è la fotografia del livello di sviluppo della digitale con cui l'Italia sta uscendo dalla pandemia, scattata dal DESI, il Digital Economy and Society Index, il report con cui dal 2014 la Commissione Europea monitora i progressi degli Stati membri in questo campo.
Il rapporto, infatti, mostra i dati relativi allo stato dell’economia e delle società digitali nel 2020, quindi nel primo anno di pandemia.

Proprio a fronte di questo evento, è stato deciso di rimodulare i parametri di valutazione per capire non solo lo stato delle cose ma anche che tipo di impatto sono destinate le due principali iniziative politiche promosse dalla UE che in qualche modo toccano questo tema: il Recovery and Resilience Facility (RRF) e il Digital Decade Compass. Ma la musica non cambia: l’Italia è ancora indietro in questo importante processo, con un indice di digitalizzazione dell’economia e della società che la colloca al ventesimo posto tra i 27 Stati membri dell’Unione Europa, comunque meglio rispetto all’edizione precedente, quando occupava il venticinquesimo posto. Ma scopriamo nel dettaglio cosa dice il rapporto.

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Italia ancora indietro nei settori chiave per la digitalizzazione

Il DESI individua e stima l’avanzamento tecnologico secondo diverse aree chiave, una su tutte il capitale umano, grande carenza del panorama italiano. Infatti, in questa specifica categoria il nostro Paese si colloca al 25° posto, in quanto solo il 42% delle persone tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali di base (quando la media dell’Unione Europea è del 56%) e solo il 22% dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (a livello UE la media sale al 31%).

Un altro aspetto su cui l’Italia ha ampi margini di miglioramento - essendo al 23º posto tra i Paesi dell’Unione - è quello legato alla connettività: nel corso del 2020 il nostro Paese, sebbene abbia compiuto alcuni progressi in termini sia di copertura che di diffusione delle reti di connettività, come segnala il Sole24Ore, offrendo quindi un aumento particolarmente significativo della diffusione dei servizi che offrono velocità di almeno 1 Gbps, rimane comunque a fondo classifica.

Prestazioni non proprio onorevoli, le nostre, anche quelle relative all’uso dei big data, impiegati in modo sostanzioso solo dal 9% delle imprese italiane, rispetto a una media UE del 14%, come pure l’uso di tecnologie basate sull’intelligenza artificiale, che è già entrata in pianta stabile solo nel 18% delle imprese italiane, mentre la media UE è del 25%. Infine, anche la diffusione del commercio elettronico e l’uso delle TIC - le tecnologie per l'informazione e la comunicazione - per la sostenibilità ambientale sono al di sotto della media UE.

Rapporto DESI: Italia sopra la media europea in tecnologie e servizi pubblici digitali

Non in tutte le categorie esaminate dal DESI, però, l’Italia è posizionata agli ultimi posti. Ad esempio, l’anno passato il 3,6% delle famiglie disponeva di una velocità di almeno 1 Gbps; in netto aumento rispetto allo 0,01% del 2019, raggiungendo una diffusione che pone l’Italia al di sopra della media UE per questo indicatore.

Così come agguantiamo un ottimo 10° posto a livello comunitario per quanto riguarda l’integrazione delle tecnologie digitali. Molto positivo l’uso della fatturazione elettronica e il dato sulle imprese che utilizzano servizi cloud, in netto aumento rispetto al recente passato: nel 2020 erano il 38%, contro il 15% del 2019.

Tra i risultati da evidenziare, infine, il 18º posto UE per quanto riguarda i servizi pubblici digitali. Qui il bilancio non è estremamente positivo, ma neanche irrimediabilmente negativo. La percentuale di utenti online italiani che ricorre a servizi di e-government è passata dal 30% nel 2019 al 36% nel 2020. Ma, come detto, pur trattandosi di un notevole aumento, la media dell’Unione è ancora ben lontana, rappresentata dal 64%. Per concludere, risultati al di sopra della media europea per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e gli open data.