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Università, possibili riaperture dal 6 aprile: parla il nuovo ministro
Mi auguro che dopo il 6 aprile anche gli atenei possano tornare verso la normalità”. È questo l’auspicio confidato dalla nuova ministra dell’Università Cristina Messa in un’intervista al Corriere della Sera.
L’attuale emergenza sanitaria, infatti, non permetterebbe ancora il rientro totale tra le aule universitarie sebbene sia già passato un anno dall’istituzione della didattica a distanza. Ecco cosa ha detto la nuova ministra e quali le posizioni degli studenti.

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Università: il piano della nuova ministra Messa

A poche settimane dal suo insediamento, la nuova ministra dell’Università e della Ricerca ed ex rettrice dell’Università Bicocca di Milano, Cristina Messa, ha già esplicitato il suo piano di ripartenza per l’università. I punti fondamentali su cui lavorerà in questo periodo riguardano il ritorno in presenza in università e una serie di misure che porterebbero l’aumento del numero dei laureati. Per quanto riguarda il primo punto, dunque il ritorno in presenza, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato che “tutti i lettori vorrebbero riaprire le loro aule, ma la situazione consiglia cautela”. Il suo auspicio, come anticipato, è quello che dal 6 aprile anche gli atenei possano intraprendere un percorso verso la normalità. Per quanto riguarda gli obiettivi da raggiungere vorrebbe far crescere il numero di laureati dall’attuale 27,6 al 35%, infatti, vorrebbe fornire ai giovani studenti dei percorsi universitari strutturati in base alle nuove esigenze lavorative. Si parla di lauree interdisciplinari, di borse di studio, di aumento del corpo docente e dei ricercatori, di costruzione di nuovi campus universitari e di investimenti nelle materie Stem.

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Riaperture università: l’appello degli studenti alla ministra

In risposta alla decisione della ministra sulle possibili riaperture del 6 aprile, anche gli studenti hanno voluto dire la loro. Il Coordinatore Nazionale di LINK Coordinamento universitario, Lorenzo Morandi, ha ribadito che la pandemia ha procurano effetti negativi sulla salute psicologica e sul percorso di studio di molti studenti e che “è problematico che l'unica strategia adottata per contenere il contagio del virus nelle università sia ancora quella delle chiusure”. Nel comunicato emanato ha aggiunto che da tempo il coordinamento universitario propone delle soluzioni intermedie che possano in qualche modo consentire di ritornare parzialmente in presenza negli atenei, utilizzando “spazi ed edifici pubblici che, nel momento in cui non siano utilizzati, possano diventare luoghi dove fare lezione, permettendo di suddividere i corsi in classi più piccole e garantendo il distanziamento”. Il suo suggerimento, infine, sarebbe quello di procedere con un sistema di tamponi a studenti, docenti e personale per avere un regolare controllo e un tracciamento costante dei contagi.