
Quest’ultimo anno caratterizzato dalla pandemia, che ancora adesso è diffusa in gran parte del mondo, di certo non ha aiutato i più giovani a entrare nel mondo del lavoro. Il congelamento dei licenziamenti, l’incertezza economica generale e quindi lo stallo in cui si trova attualmente il mercato del lavoro italiano ha per lo più impedito ai neolaureati di affacciarsi in cerca della prima vera occupazione.
Ma in questi momenti di difficoltà, ha ancora valore e importanza il titolo di studio e, in particolare, la laurea per poter essere assunti e guadagnare qualcosa in più in busta paga? Sembrerebbe di sì, specie se si sceglie bene l'università!
Guarda anche
- Esami universitari a giugno e luglio: come concentrarsi quando tutti si godono l'estate
- Università, i neolaureati italiani tra i meno pagati d'Europa
- A 31 anni ha 5 lauree nonostante la dislessia: "Diventerò diplomatico"
La laurea aiuta ad avere una maggiore retribuzione anche nel post-pandemia
Ad oggi, infatti, il titolo di studio accademico è una garanzia di mantenimento del posto in vista dello sblocco dei licenziamenti, tanto che i laureati si distinguono per un minor calo del tasso di occupazione e di un minor aumento dell'inattività rispetto a chi ha titoli di studio inferiori. Anche allargando lo sguardo a quel che è accaduto dalla crisi del 2008 all'ultima del Covid, come riporta Repubblica.it, il tasso di disoccupazione dei laureati è l'unico ad esser rientrato sui livelli antecedenti lo choc finanziario. Dunque sì, la laurea ha ancora il suo peso quando si parla di mantenere un impiego in tempo di crisi.Ma ne ha anche quando si parla di salario. La nuova edizione dello University Report dell'Osservatorio JobPricing, realizzato in collaborazione con Spring Professional lo conferma: tra la retribuzione annua lorda (RAL) di laureati e non laureati, calcolano gli esperti, c’è una differenza di circa 12mila euro lordi. Un gap che sale con il progredire delle carriere e quindi con l'età: nella fascia tra i 15 e i 24 anni è in media del 10% e arriva al 64% nella fascia tra i 45 e i 65 anni. Molte però dipende, come anticipato, dove si consegue la laurea.
Le università che fanno guadagnare di più
Queste valutazioni sono ovviamente supportate dai numeri: stando al database di JobPricing, laurearsi in una università privata garantisce un salario più alto del 12% rispetto alle pubbliche e del 2% rispetto ai politecnici. Infatti, i laureati in atenei privati guadagnano in media 43.045 euro, mentre chi è laureato in università statali 38.350 e chi nei politecnici 42.369.A livello di singoli atenei, le Università che prospettano le migliori retribuzioni in ingresso nel mondo del lavoro (tra 25 e 34 anni) sono:
- l’Università Commerciale "Luigi Bocconi" (34.662 euro; +15,8% dalla media)
- Il Politecnico di Milano (32.308 euro; +7,9% dalla media)
- La LUISS - Libera università internazionale degli studi sociali Guido Carli (31.870 euro; + 6,5% dalla media)
Le peggiori, invece, sono:
- Università degli Studi di Messina (29.087 euro; -2,8% dalla media)
- Università degli Studi di Perugia (29.013 euro; -3,1% dalla media)
- Università degli Studi di Cagliari (28.706 euro; -4,1% dalla media)
"Ancora una volta le università private e i politecnici si dimostrano le migliori scelte in termini di prospettiva di carriera e guadagno - commenta Federico Ferri, senior partner di JobPricing -, con un differenziale del 12% rispetto alle università pubbliche, così come risulta meglio laurearsi nelle discipline STEM. Ciononostante, i giovani che escono dalla scuola secondaria superiore sembrano percepire in modo ancora limitato le maggiori opportunità insite nei percorsi di studio tecnico scientifici".
Le facoltà che portano più guadagni
Ma ci sono delle facoltà alle quali è meglio iscriversi per avere più possibilità di impiego (e di guadagno) future? Certamente: guardando agli ultimi dati AlmaLaurea, i laureati dei gruppi ingegneristico, scientifico, chimico-farmaceutico e medico (che comprende anche le professioni sanitarie) e nelle discipline STEM hanno più probabilità di trovare un impiego a un anno dalla laurea. Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico e letterario.Tornando invece all'University report di JobPricing, le facoltà che prospettano le migliori retribuzioni (tra i 25 e i 34 anni) sono:
- Scienze Biologiche (35.782 euro; +19,5% della media)
- Scienze Giuridiche (34.656 euro; 15,8% della media)
- Scienze Fisiche (34.425 euro; +15% della media)
Le peggiori sono invece:
- Scienze storiche e filosofiche (25.620 euro; -14,4% della media)
- Lingue e letterature straniere e moderne (25.543 euro; -14,7% della media)
- Scienze pedagogiche e psicologiche (25.507euro; -14.8% della media)
Se invece si ragiona in termini di progressione di carriera (quindi guardando alla crescita retributiva da 25-34 anni a 45-54 anni), le scelte migliori sono:
- Ingegneria Chimica e dei Materiali (98,4%)
- Scienza chimiche (85,6%)
- Scienze economiche (79,4%)
Le peggiori:
- Scienze matematiche e informatiche (35%)
- Scienze pedagogiche e psicologiche (30,7%)
- Scienze fisiche (18,3%)
“Il Covid - afferma Erica Delugas, economista e data manager di JobPricing, raggiunta da Repubblica - non ha avuto gli effetti temuti sulle nuove matricole e si è registrato un +7% di iscrizioni considerando i corsi triennali e magistrali. Questo segnale è fondamentale: i giovani e le loro famiglie capiscono sempre di più che lo studio universitario è sinonimo di opportunità, soprattutto in un momento di crisi come quella che si è vissuta in questo ultimo anno".