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Università e stipendio

I laureati italiani sono tra i meno pagati d'Europa. I dati, resi noti dal Corriere della Sera, analizzati dalla società di consulenza Mercer, evidenzano una verità molto amara: i neolaureati nelle nostre università appena paghe molto basse insieme a quelle dei polacchi e degli spagnoli.

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Il problema principale è la valorizzazione del titolo di laurea sul mercato. Un neolaureato in Italia guadagna infatti mediamente 28mila euro annui lordi, mentre un collega inglese ne guadagna 32mila, un francese 35mila, per non parlare poi di un tedesco che ne intasca circa 50mila e di uno svizzero che ne guadagna addirittura 80mila. Un altro dato che è possibile estrapolare dal rapporto è che vi sono ogni anno in Italia pochi laureati. Nel 2018, infatti, la percentuale di 30-34enni con un livello di istruzione terziaria era pari al 27,8%, di molto inferiore rispetto alla media Ue che si attesta intorno al 40,7%. Dunque pochi laureati e anche scarso valore in termini di retribuzione. Tuttavia, conseguire la laurea non è certo inutile. In realtà, secondo la Corte dei Conti, la laurea comporta un notevole vantaggio, in termini di livelli di retribuzione, nella maggior parte dei Paesi dell’Ocse. In Italia i 25-64enni laureati con un reddito da lavoro a tempo pieno guadagnavano il 37% in più, rispetto ai lavoratori a tempo pieno con un’istruzione secondaria superiore.

Cresce la fuga di "cervelli" all'estero

Il vero problema è che i laureati in Italia sono poco valorizzati in termini di retribuzione. Le ridotte prospettive occupazionali con adeguata retribuzione spingono sempre più neolaureati a lasciare il Paese. I “cervelli” che hanno lasciato il Paese sono cresciuti infatti del 41,8% rispetto al 2013. Purtroppo il fenomeno dei "cervelli in fuga" è difficile da arginare finché non migliorano le condizioni di lavoro. Gli altri Paesi, purtroppo, esercitano un'attrattiva più forte per i talenti nostrani che così migrano all'estero per realizzarsi professionalmente.