
Docente di ruolo in Sociologia dei fenomeni politici, la direttrice della facoltà, intervistata da La Repubblica, commenta il brusco calo di presenze alle lezioni, con gli studenti che ormai preferiscono seguire da remoto. Una tendenza che riflette un cambio di rotta negli ambienti universitari, e che testimonia quanto la pandemia abbia effettivamente pesato sulla salute degli studenti.
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Aule vuote e lezioni da remoto: così gli studenti prolungano la Dad
Sì perché se prima la Dad era un'opportunità per non rinunciare allo studio, adesso è più una necessità per molti studenti. Questo è quanto rivela Maria Cristina Marchetti: “Mi ritrovo a parlare ogni settimana davanti a sei studenti, con altre 60 persone collegate da casa. Seguono la lezione con la webcam spenta, se fai una domanda non risponde nessuno. Gli studenti non li vediamo più neanche da remoto: sono diventati delle icone, questo per noi che siamo obbligati ad andare fisicamente in aula inizia a diventare deprimente”.I motivi, per alcuni di questi studenti, sono anche validi: ”Per gli studenti che abitano fuori regione seguire i corsi da remoto è certamente più comodo, abbattono i costi dell'affitto. Poi ci sono gli studenti che vivono negli altri comuni del Lazio per i quali è faticoso vivere da pendolari”. Ma ci sarebbe anche una terza categoria, secondo la direttrice, cioè quella degli “impigriti”: Tutti gli studenti romani che non vengono più a lezione perché dicono che seguire da remoto è più comodo, con un clic passano da una lezione all'altra senza necessità di uscire di casa. L'ultima volta che li ho invitati a venire in aula mi sono sentita rispondere: 'Professoressa, oggi piove'"
L'allarme della direttrice: ”Studenti disorientati, non hanno idea di dove sia il loro dipartimento”
Un cambiamento nell'approccio alla vita universitaria insomma, forse dovuto agli effetti negativi del lockdown, ma non solo, e che secondo la direttrice a lungo andare potrebbe essere nocivo per gli studenti: ”Sono disorientati. Quando sono costretti a venire in città universitaria per sostenere gli esami, non sanno dove andare. Non hanno idea di dove sia fisicamente il loro dipartimento. Sono abituati a interagire tra loro solo tramite le chat di WhatsApp e a ricevere il materiale per lo studio direttamente via e-mail. Hanno un'ansia terribile da perdita di controllo”.La conseguente perdita di socialità, e l'assenza dagli spazi accademici non spaventa gli studenti che preferiscono ormai la vita domestica, potendo saltare da una lezione all'altra con un clic, senza quindi dover mettere piede fuori di casa: ”Al momento non li convinci con niente. Faremo un'indagine insieme ai rappresentanti degli studenti per cercare di mettere un freno a questa deriva. Per dirla con una battituta, se non ci riusciremo allora potremo dire che sarà vera la profezia weberiana: 'Specialisti senza intelligenza, gaudenti senza cuore. Questo nulla si immagina di essere salito a un livello di umanità mai raggiunto prima'” conclude la professoressa Marchetti.