Università, si torna in presenza ma nelle aule è il caos: la denuncia degli studenti

Inizia il nuovo anno accademico e tornano puntuali i vecchi problemi. Il tanto atteso ritorno alla normalità si è trasformato in un incubo per centinaia di studenti universitari.

Sono molti infatti gli atenei del Paese che in questi giorni non riescono a garantire il pieno svolgimento delle lezioni. Il motivo? Aule sovraffollate, studenti accalcati, con relativi impedimenti per quanto riguarda la frequentazione delle lezioni. Nel migliore dei casi gli studenti si accontentano di un posto in fondo all'aula: seduti per terra, schiena al muro e orecchie drizzate nel tentativo di captare le parole del docente. Nulla di nuovo certo, ma proprio l'immobilismo che ruota da anni intorno alle università ha fatto scattare la protesta del comitato “Link Coordinamento universitario”.

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Aula sovraffollate, Link: “Siamo di fronte ad una grave violazione del diritto allo studio, necessario che la politica intervenga

“Siamo di fronte a una grave violazione del diritto allo studio dovuta alla mancanza di accessibilità delle nostre Università” spiega Virginia Mancarella, coordinatrice del comitato. In gioco non c'è solo la didattica, ma anche la tutela della salute degli studenti dichiara Mancarella: ”Le carenze che stiamo vivendo oggi sono frutto di anni di definanziamento che hanno messo in ginocchio l’Università pubblica, sottraendo fondi anche all’edilizia universitaria. I nostri atenei non riescono a garantire il diritto alla frequenza e il normale svolgimento delle attività didattiche e le aule strapiene sono un pericolo per la salute pubblica, che incrementa il rischio di diffusione del virus COVID-19”. Per questo - conclude la coordinatrice – si rende ”necessario che la politica intervenga, con un’immediata messa a disposizione di spazi pubblici cittadini per le Università”. Parallelamente occorre ”un investimento massiccio a tutto il comparto istruzione finalizzato a costruire soluzioni di lungo termine, senza il quale non sarà mai garantito un reale diritto allo studio”.