
Studiare all’università è già di per sé una sfida, e tanti possono essere gli incidenti di percorso che spingono a rallentare, perdendo il passo. Soprattutto in contesti accademici altamente competitivi, sono molti i giovani che si sentono schiacciati dalle aspettative esterne e dal confronto con i colleghi che sembrano procedere senza ostacoli.
Restare indietro rispetto agli altri può quindi generare un forte senso di vergogna e insicurezza.È proprio questo il caso di uno studente di 22 anni, iscritto a Chimica e Tecnologia Farmaceutica (CTF), che racconta su Reddit la sua esperienza da fuoricorso e del senso di inadeguatezza e vergogna che ne scaturisce: “Conoscerò nuovi colleghi che saranno di due anni più piccoli di me”, scrive. “Nella mia testa mi sento giudicato”.
Lo studente fuoricorso: “Mi vergogno perché gli altri vanno avanti, io resto sempre allo stesso punto”
Scrive lo studente su Reddit: “Salve, ho 22 anni e studio CTF. Mi sono iscritto all'università, da fuorisede, subito dopo il diploma. Il primo anno, "facilitato" anche dalla DaD, è andato in maniera abbastanza scorrevole”.
Spiega poi: “Purtroppo io ho una storia di disturbi mentali sin dalle scuole medie, nonostante a 18 anni avessi fatto grandi passi avanti e stessi meglio di quando ne avevo 14, per la depressione non c'è stata occasione più ghiotta che la pandemia”. E infatti le cose, con il lockdown, sono andate sempre peggio: “La mia salute è rovinosamente peggiorata”.
Ritornando poi alla situazione accademica, lo studente spiega che, alla sua università, chi non porta a termine gli esami del primo anno entro la fine del secondo anno, viene automaticamente iscritto come ripetente al terzo. Da qui la decisione: “Nel 2022 avrei dovuto iniziare il terzo, ma mi ero reso conto che del secondo non avevo seguito neanche i corsi e per questo ho posticipato l'unico esame (uno abbastanza easy) che avevo lasciato indietro del primo anno per farmi mettere ripetente di proposito”. Una decisione che in qualche modo si è rivelata utile, anche se poco fruttuosa in termini di tempo e di esami sostenuti: “Sono felice di questa scelta perché ho seguito meglio tutti i corsi del secondo e ho potuto frequentare tutti i laboratori. L'aspettativa era che avrei avuto più tempo per gli esami del secondo, purtroppo sono riuscito a darne solo 2 (e tra poco do il terzo)”.
“Nel 2023”, continua a raccontare lo studente, “ho iniziato il terzo anno con i miei "nuovi" colleghi, ma questa volta a cedere è stata la mia salute fisica. Arriviamo dunque al problema di questo post, sto per ricominciare il terzo anno, con ancora metà secondo anno da dare e conoscerò nuovi colleghi che saranno di due anni più piccoli di me. Nella mia testa mi sento giudicato da chi era con me al primo, che mi ha visto fermarmi per ben due volte, e per i colleghi del secondo che sono andati avanti fino al quarto con me che resto sempre allo stesso punto.
A peggiorare le cose ci sono infine le domande, sempre più insistenti: “Tra l'altro sin dall'inizio c'è un coro di gente che mi chiede "ma a questo punto perché non rinunci?" o "sei sicuro che questa sia la tua strada?". A volte lo chiedono in buona fede, senza pensarci troppo, altre volte con il preciso intento di giudicarmi. E per questo la mia insicurezza prevale ogni volta che devo giustificare il ritardo e le altre cose”.
I commenti al post: “Ti piace? Continua. Non ti piace? Fai altro”
Tra i commenti sono prevalsi i messaggi di supporto: “Mi dispiace molto per quello che hai passato, ma voglio farti riflettere sul fatto che nella tua vita ci sarà sempre qualcuno che ti giudicherà in malafede e che penserà male di te”, scrive qualcuno. “Non devi giustificare niente a nessuno. Pian piano tutte quelle cose negative che ti dici su te stesso diventano te stesso. Ma tu non sei quelle cose”.
Qualcun altro si aggancia alla sua storia personale: “Considera che ho 26 anni e ho ripreso a studiare dal primo anno questo settembre, quindi vai tranquillo e sbattitene degli altri. Ti piace? Continua. Non ti piace? Fai altro. È veramente così semplice. Se non segui quello che senti di voler fare, ti ritroverai poi pentito anni dopo ed è una cosa che sentirai solo tu, non le teste di c***o che ti criticano”.
E infine c’è l’utente che cerca di rimettere nella giusta prospettiva il malumore del 22enne: “Ho appena terminato la facoltà di medicina. Conosco tanti colleghi che, come è normale che sia, sono leggermente indietro o sono tanti anni indietro. Soprattutto in facoltà lunghe come le nostre che durano 5-6 anni non ci vuole niente per perdersi”. Ed ecco quindi il suo consiglio: “Non guardare gli altri, fai il tuo percorso. Ognuno ha una strada diversa: c’è chi si laurea prima e trova lavoro dopo tanti anni o chi si laurea dopo e trova lavoro subito. Non è mai troppo tardi”.