Lucilla Tomassi
Autore
stretta corsi laurea che non danno lavoro in UK

L’Inghilterra introdurrà nel proprio sistema scolastico una novità epocale; sembra che il governo britannico voglia preparare una stretta contro quei corsi universitari che non sfociano in carriere adeguate e che non forniscano prospettive di guadagno soddisfacenti ai laureati. Dunque, se questo provvedimento sarà approvato, in futuro gli atenei per pubblicizzare i propri corsi dovranno anche fornire alle aspiranti matricole le relative statistiche occupazionali e salariali. Inoltre è sul tavolo anche la proposta di introdurre criteri più stringenti per l’accesso agli studi accademici.

Le lauree inglesi costano troppo e per questo devono assicurare carriere remunerative

Il raggiungimento della laurea in Inghilterra non è solo un investimento in termini di tempo, studio e dedizione, ma anche economico non indifferente. Il Corriere stima che una learea oltremanica costi 9.250 sterline l’anno, l’equivalente di circa 11 mila euro, alle quali vanno sommate le spese per alloggio e vitto, poiché la maggioranza degli studenti britannici preferisce spostarsi vivendo da fuori sede per raggiungere quanto prima la propria indipendenza.

Quindi non è raro, e anzi, è la normale prassi, che coinvolge il 95% degli studenti, ricorrere al prestito governativo per finanziare il proprio percorso accademico. Questo prestito deve quindi essere rimborsato una volta che si comincia a lavorare e si supera una certa soglia di reddito. E dunque, in media un giovane britannico arriva alla laurea gravato da un debito di 50 mila sterline, quasi 60 mila euro.

Questi sono i motivi dietro la possibile introduzione di misure più stringenti in fatto di corsi di laurea: questi ultimi dovranno assicurare agli universitari di guadagnare una somma non irrisoria proprio per poter restituire il prestito universitario. Altrimenti si tratterà di un pessimo investimento da parte delle banche e degli studenti stessi.

Sufficienza in matematica per accedere all’università? L’UK ci pensa

Dunque il problema economico sembra essere il principale motore che ha spinto il governo a vagliare l’ipotesi di non incoraggiare le lauree che non rendono quanto dovrebbero. A questo si aggiunge anche il fatto che spesso i giovani laureati che non riescono a far fruttare il proprio titolo di studi, finiscono a fare lavori a basso reddito, e quindi non riescono poi a rimborsare il debito, che dopo 30 anni viene cancellato automaticamente, facendo pesare il costo della propria laurea sulle spalle dei contribuenti.

Vi è poi da tenere a mente che i corsi di laurea oltremanica hanno tutti lo stesso costo, sia che diano ottime chance lavorative, sia che invece non aiutino a spiccare nel mercato del lavoro. E, inoltre, negli ultimi anni in Gran Bretagna, è il 50% dei giovani quello che decide di frequentare l’università: ma il mercato del lavoro non è in grado di offrire sbocchi adeguati a così tanti laureati.

Di conseguenza, chi esce da una università prestigiosa, come Oxbridge o Russell Group, per entrare nelle quali occorrono voti altissimi alla maturità, ha la carriera davanti a sé se non garantita, quantomeno facilitata, mentre gli altri vanno a ricoprire mansioni dequalificate seppure in possesso di una laurea.

Da qui è quindi nato il prossimo obiettivo del governo britannico: prosciugare le lauree non proficue e indirizzare invece più giovani verso l’educazione tecnica e professionale. Per far sì che ciò avvenga, si sta anche pensando di introdurre la soglia minima della sufficienza in matematica al GCSE, ovvero l’esame che si fa a 16 anni, per poter accedere all’istruzione universitaria.

Quest’ultima proposta non trova tutti d’accordo, dato che non si vede l’utilità di voti alti in matematica per studiare magari Lettere o lingue, ma la sua utilità potrebbe essere invece quella di scremare quanti farebbero meglio a indirizzarsi verso un percorso alternativo all’università.

“I giovani non dovrebbero sentirsi obbligati ad andare all’università – dicono dal governo inglese, come riportato dal Corriere. Ciò che dobbiamo ottenere è che per i ragazzi e i genitori che hanno aspirazioni, seguire un percorso professionale divenga altrettanto prestigioso che seguire un percorso accademico.”

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