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ChatGPT e tesi di laurea, all'Università i primi casi sospetti: si studia software per scovarliChat GPT continua a far parlare di sé. All’Università di Firenze già cominciano a spuntare alcuni casi sospetti: alcuni elaborati degli studenti sembrerebbero portare la firma invisibile del chatbot più famoso del mondo.

A riportare la notizia è ‘La Repubblica’. Ci sono professori che si dicono preoccupati di fronte a un fenomeno sempre più diffuso e “difficile da controllare”. Intanto, si studia un software per correre ai ripari e scovare lo zampino delle intelligenze artificiali dietro ai testi degli studenti.

Chat GPT all’Università: la preoccupazione dei docenti

Chat GPT arriva silenziosamente all’Università, tra gli sguardi preoccupati dei docenti. Come racconta ‘La Repubblica’, all’ateneo di Firenze si parla già dei primi casi sospetti: a Scienze Giuridiche una studentessa straniera, che riscontrava ancora qualche difficoltà con la lingua, ha presentato un compito scritto in un italiano impeccabile. A Economia, uno studente ha avuto un improvviso miglioramento, attirando la perplessità di un professore. Molti dubbi su molte tesi di laurea.

L’intelligenza artificiale, insomma, non può più essere ignorata dal mondo universitario. Il dibattito prende piede passeggiando tra i corridoi e le aule. Sotto processo c’è in primis Chat GPT, il chatbot gratuito alla portata di tutti. Basta porre una domanda e lui risponde, forte di una conoscenza enciclopedica che spazia dalla matematica all’informatica, dalla letteratura alla filosofia, dalla storia all’economia, e così via fino ad arrivare ai diversi tipi di carta utilizzati in tipografia e alla forma che possono assumere le foglie. Il tutto, in pochi secondi. Comprensibile è allora la preoccupazione dei docenti, disarmati di fronte al nuovo mostro mitologico che potrebbe già aver scritto molti elaborati degli studenti senza reclamare alcuna autorialità.

“L'applicazione dell'AI è un tema nuovo ma già ci interrogavamo sui lavori svolti dagli studenti nelle loro sedi, perché c'è una diffusa serie di persone e organizzazioni che offrono servizi di questa natura e che ci avevano preoccupato”, spiega Andrea Paci, professore di Economia e gestione delle imprese. “Dovremo trovare modi per verificare la consapevolezza degli studenti su quello che hanno scritto, la loro capacità critica e formare un'integrità nell'uso di questi strumenti”.

Alcuni professori già riflettono su alcune possibili contromisure per trasformare la minaccia in qualcosa di positivo: “Ci stiamo interrogando, come docenti siamo a mani nude davanti a fenomeni di evoluzione tecnologica che diventa difficile controllare”, dice Carlo Sorrentino, professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi. “Serve ragionare su come sfruttare l'AI per cambiare il modo di fare lezione, coinvolgere e trasformare in positivo quello che ora è un rischio”.

La contromisura: il software che rileva la scrittura delle intelligenze artificiale

Naturalmente, il pericolo emerge in maniera più chiara e dirompente per tutte quelle tesi compilative, che si limitano a riportare lo stato dell’arte di un certo ambito, il che rappresenta un giochetto da ragazzi per un’intelligenza artificiale. Come fa sapere ‘La Repubblica’, Andrea Cardone, docente in Istituzioni di Diritto Pubblico, sottolinea che “fino a qualche tempo fa l'AI ancora circolava poco, ora la conoscono tutti e va monitorata. Uno degli antidoti è seguire gli studenti da vicino, un capitolo alla volta nella tesi”.

Ma seguire gli studenti da vicino potrebbe non bastare. Come difesa dai “furbetti”, già da tempo l’Università usufruisce di un software di un'azienda specializzata nella prevenzione del plagio. La stessa ditta si è ora occupata dello sviluppo di un rilevatore di IA. Il nuovo strumento, ancora in beta, sarà in grado di capire se un testo sia stato scritto o meno da un’intelligenza artificiale. Una nuovissima contromisura adottata dall’Università, che comunque non intende arroccarsi rinunciando alle possibilità del progresso: “Rapportarsi in maniera scorretta a queste tecnologie dipende dall'istruzione e dai valori di una persona”, afferma Andrea Simoncini, docente in Diritto Costituzionale. “Nel medio futuro dovremo essere noi docenti a chiedere cose che Chat Gpt non può risolvere. Dovremo domandare agli studenti maggiore creatività e contributi umani. La soluzione non può essere vietare, ma cogliere queste situazioni come opportunità di crescita.

Data pubblicazione 13 Marzo 2023, Ore 10:15 Data aggiornamento 13 Marzo 2023, Ore 10:30
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