
Il caso sta scuotendo il mondo universitario: 26 studenti e un professore sono sotto processo per un sistema di frode accademica che ha permesso di superare esami universitari con l'aiuto illecito del docente.
Quest’ultimo, riporta ‘La Repubblica’, forniva risposte durante le prove tramite WhatsApp, in cambio di denaro.
Ora l’università ha deciso di chiedere un risarcimento di mezzo milione di euro a tutte le persone coinvolte, studenti e professore. Ma la battaglia legale è tutt’altro che risolta.La richiesta dell'università: mezzo milione di euro
L'università, tramite l’Avvocatura di Stato, ha deciso di costituirsi parte civile contro 26 ex studenti di Economia e un professore di scuola superiore.
Secondo le accuse, il docente avrebbe inviato le risposte agli esami tramite WhatsApp, direttamente da casa sua, in cambio di compensi. Un sistema che avrebbe permesso agli studenti di superare le prove senza particolari sforzi, danneggiando l’integrità del sistema accademico.
Ora l’università chiede un risarcimento di 500mila euro per i danni causati. Ma la posta in gioco è ancora più alta: gli studenti rischiano anche di vedersi invalidato il proprio titolo di studio, ottenuto con l’inganno. Di fronte a queste accuse, gli avvocati degli imputati stanno cercando di bloccare la richiesta dell’università, basandosi sui criteri più rigidi stabiliti dalla riforma Cartabia.
Gli studenti sotto accusa
L'inchiesta, avviata nel 2019, è partita grazie alla segnalazione di una studentessa che aveva scoperto il sistema dopo vari fallimenti agli esami. Un suo collega le aveva suggerito di contattare il professore per delle "ripetizioni", che garantivano il superamento delle prove, ma la ragazza aveva rifiutato, trovando i costi troppo alti.
Le indagini sono andate avanti fino a quando la Guardia di Finanza ha fatto irruzione durante un esame e ha scoperto il docente che inviava le risposte agli studenti in tempo reale.
L'accusa mossa agli studenti è grave: si tratta, fa sapere ‘La Repubblica’, di un reato previsto da una legge del 1925, che punisce chi si attribuisce lavori altrui per ottenere lauree, diplomi o altri titoli pubblici. Oltre alle sanzioni legali, come detto, le conseguenze potrebbero includere la revoca dei titoli accademici, compromettendo così il futuro professionale degli imputati.
La battaglia legale
Il processo, iniziato due anni dopo la chiusura delle indagini, è ancora in una fase iniziale. Gli avvocati difensori si sono opposti alla richiesta di risarcimento dell’università, sostenendo che non tutti i requisiti per la costituzione di parte civile siano stati rispettati.
Gli studenti, alcuni dei quali provenienti da famiglie influenti genovesi, rischiano pesanti ripercussioni, e molti stanno valutando come procedere. Ma nessuno sembra intenzionato ad accettare il patteggiamento.