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invita genitori alla laurea ma non ha dato esami

Il ragazzo, di origini abruzzesi, e iscritto alla facoltà di Economia e commercio, viveva a Bologna da diversi anni. In occasione della laurea, il giovane aveva invitato i genitori a raggiungerlo nel capoluogo emiliano per poi andare a Forlì, sede della facoltà, dove avrebbe discusso la tesi.

Ma la realtà era un’altra: il ragazzo aveva sostenuto pochissimi esami.

Studente universitario suicida, le possibili motivazioni del gesto

Secondo le prime ricostruzioni riportate dalle stampa, probabilmente dopo aver girovagato per tutta la mattina, in preda alla vergogna e ai sensi di colpa legati alla situazione universitaria, lo studente ha deciso di compiere l’estremo gesto togliendosi la vita. Vane le ricerche dei genitori e amici, preoccupati dalla sparizione del giovane che non rispondeva al cellulare e che qualche ora prima aveva mandato un messaggio ad un amico dal contenuto ambiguo. Nel frattempo i carabinieri, allertati dalla famiglia, erano riusciti a rintracciare il cellulare ma giunti sul posto, era ormai troppo tardi: il giovane si era lanciato nel vuoto.

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Parole dure e di condanna quelle di “Link Coordinamento Universitario”. Il sindacato studentesco, in merito alla vicenda, si scaglia contro le politiche che hanno contribuito a costruire un sistema universitario a suo dire “marcio”: “Siamo stanchi di leggere questa notizia che si ripete ciclicamente. Siamo stanchi di un sistema che ci uccide, che ci chiede sempre il 200%, di essere perfetti, di non cadere mai, di meritare quelli che sono diritti, di sputare sangue per 10 ore di lavoro precario e sentirci chiamare bamboccioni. Siamo stanchi della "performatività", dell'ansia che non ti fa respirare a ogni esame e l'unico pensiero è un urlo costante nella nostra testa che ci relega nell'orrore. Di dover correre dietro i CFU perché se no perdiamo la borsa di studio e torniamo a casa. Della solitudine in un sistema che ci divide e ci chiede di essere macchine perfette”. Si sottolinea il bisogno degli studenti di avere un supporto psicologico nel percorso accademico e la necessità di incentivare il Servizio d’Assistenza psicologica d’Ateneo. L’associazione universitaria conclude poi il comunicato con domande provocatorie, finora potremmo dire senza risposta: “Quante vite dovranno essere stroncate prima di rendersi conto di un'intera generazione a pezzi? E quanto prima che si decida di agire?