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"I genitori non sono mai contenti dei tuoi risultati": lo sfogo della studentessa articolo

La studentessa intraprende un percorso accademico in Giurisprudenza su richiesta dei genitori, ma la sua vera passione risiede altrove. Il passaggio a una facoltà più consona alle sue inclinazioni non porta però alla liberazione tanto sperata, bensì a un nuovo carico di aspettative e giudizi

 

 

È la ragazza stessa, sull’orlo di una vera e propria “crisi isterica”, a condividere la sua storia attraverso un post Reddit. Il racconto dipinge un quadro straziante di una giovane in continua lotta con le pressioni esterne che minacciano la sua libertà e la sua autostima. Una situazione che di sicuro solleva diversi interrogativi sull’equilibrio - spesso instabile - tra realizzazione personale e aspettative familiari

 

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Il post della studentessa: "I miei si vergognavano che io non studiassi"

Credo di essere sull’orlo di una crisi isterica, e c’è da preoccuparsi considerando che sono probabilmente una delle persone più menefreghiste al mondo”. Così esordisce la studentessa con il suo post Reddit. “Inizio col dire che io non ho mai avuto problemi all’università, seppur la mia prima scelta riguardo la facoltà sia stata spinta dalla pressione dei miei genitori. Quindi mi iscrivo a Giurisprudenza, dove do tutti gli esami della prima sessione con voti abbastanza alti. I miei contentissimi, ma ahimè, io no. Loro già mi vedevano come avvocatessa affermata, una donna che si è costruita da sola”.

Continua la studentessa: “Ma la mia predisposizione sono sempre state le lingue, per cui decido di cambiare facoltà e di finalmente iniziare un percorso di studi che mi potesse rendere appagata. Ai miei genitori questa scelta va bene fino ad un certo punto; finché avessi continuato a studiare a loro andava bene, ma odiavano il fatto che io perdessi un anno nel mentre”. E poi il fulcro del problema: Si vergognavano che io non studiassi, che - cito testuali parole - “non sapevano come dire agli altri che ero indietro con gli studi”. In effetti quando lo dissero ad alcuni miei familiari, una mia cugina ebbe la brillante idea di dirmi davanti a mio padre che se non avessi continuato a studiare sarei stata un fallimento… okay, incoraggiante. A settembre, per la gioia di tutti, inizio la nuova università di lingue, e i miei genitori sono nuovamente contenti dei miei risultati e se ne vanno in giro a dire che già parlo Cinese, Giapponese e Arabo come se fossi una specie di genio. Ovviamente ciò ha portato tutti - familiari compresi - ad avere altissime aspettative su di me, a chiedermi costantemente domande sull’esame, su quando mi laureo, che lavoro farò. Soliti discorsi”.  

“Non importa quanti esami darai, i genitori non saranno mai contenti”

E così veniamo al momento attuale: “Ora sono al secondo anno, e ho dato tutti gli esami tranne quelli di Cinese I e Psicologia della Comunicazione. Quest’ultimo, in particolare, è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso e mi ha fatto capire che non importa quanti esami darò, che voti prenderò, quante ore di studio impiego. Ciò che conta è che io finisca ’sta maledetta università e abbia un titolo che mi renda socialmente accettabile. Vi dico brevemente cosa è successo, in pratica mi sono dimenticata completamente di iscrivermi all’appello di questa materia. Mea culpa, ovviamente, ma ero presissima dagli altri esami e in più ho avuto problemi di salute che mi hanno tenuta a letto per una settimana. Ho studiato praticamente fino a ieri, e solo stamattina mi sono accorta di essermi completamente dimenticata di iscrivermi all’esame. Giustamente, la prima cosa che faccio è dirlo a mia madre (non l’avessi mai fatto). Non sapevo che con una semplice frase sarei potuta diventare un fallimento e una vergogna, lol. Ma beh, per mia mamma è così. Poco importa che ho dato tutti gli esami della sessione, concludendo con due 28 e un 30. E a peggiorare le cose arrivano anche le punizioni: “Ovviamente mi è stato vietato qualsiasi tipo di uscita o attività ludiche fino al prossimo appello a maggio (no feste, no auto se non per estrema necessità, no gite)”.

"Ha senso continuare così?"

“Ecco, ora ditemi se tutto ciò ha senso”, chiede la studentessa. “Se ha senso continuare così, studiando e prendendo buoni voti, se tanto al minimo sbaglio ci sarà una reazione del genere. Ah, ciò che mi ha fatto innervosire è stato: 1) mia mamma che continua a ripetermi che l’ho fatto apposta e che non avevo semplicemente voglia di dare l’esame. 2) Sempre lei che mi dice “ora se qualcuno mi chiede del tuo esame, che devo rispondere?”.

E ancora: “Perché già lei era andata a dire a mezzo mondo che avrei avuto un esame a breve. Non che io sia scaramantica o altro, ma i c***i miei potrei tenermeli per me no? Inizio davvero a pensare che l’università la stia facendo solo per colmare il bisogno dei miei genitori di attenzione e di sentirsi socialmente (anche dalla famiglia) accettati. Conclude la ragazza: “Qualcuno mi dica che non sono l’unica a vivere una situazione del genere, perché sta diventando difficile continuare l’università con una pressione del genere addosso”.

Data pubblicazione 22 Febbraio 2024, Ore 10:26
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