
La preoccupazione del Cun – il Consiglio universitario nazionale - di qualche settimana fa relativamente al calo delle immatricolazioni si è dimostrata fondata. A confermarla ci ha pensato il Cineca, il consorzio interunivesitario che gestisce l'anagrafe degli studenti universitari italiani, pubblicando i dati riguardanti le iscrizioni all’università italiana.
In tre anni abbiamo perso circa 30mila iscritti, in nove 70mila. La qualità della didattica si è abbassata decisamente e nelle classifiche internazionali stiamo raschiando il fondo. Ci troviamo di fronte al crollo più drastico subito dagli atenei italiani negli ultimi 25 anni.BASTA, NON MI LAUREO! - Nel 1988/1989 gli immatricolati erano 276.249, quest'anno appena 267.076. Le cause di questo crollo vanno ricercate in maniera particolare in due fattori: la sfiducia dei giovani nei confronti del mondo del lavoro e i costi troppo alti dell’istruzione universitaria. Riguardo al primo, ormai è nota a tutti la situazione difficile che i ragazzi stanno vivendo in questo periodo. Nonostante siano in possesso di una laurea, troppo spesso non riescono a trovare un’occupazione. Quindi, perché laurearsi? Invece, riguardo ai costi, le famiglie iniziano a pagare ancora prima che i giovani si iscrivano, a partire dai test d’ingresso. Per non parlare delle tasse, dei libri, dei trasporti e, per i fuorisede, anche del vitto e dell’alloggio.
LE REAZIONI DEGLI STUDENTI - A confermare quanto appena espresso ci pensa Luca Spadon, portavoce nazionale di Link, Coordinamento universitario: “Negli atenei abbiamo assistito a pesanti aumenti delle tasse: ben 283 milioni in più negli ultimi 5 anni. Inoltre il blocco del turnover con la perdita di oltre il 22% dei docenti in 5 anni ha portato ad un aumento sconsiderato dei corsi a numero chiuso. Crediamo che queste siano le reali motivazioni del calo delle immatricolazioni che sicuramente non dipendono da uno scarso interesse degli studenti verso l'università, ma da alcuni reali problemi sociali e dall'aumento dei blocchi all'accesso".
CHI HA SUBITO IL CALO PIÙ DRASTICO - Il calo di immatricolazioni più pesante lo hanno subito le facoltà con una connotazione sociale come, appunto, Scienze sociali, Scienze economiche, Scienze della comunicazione e Sociologia. Le seguono a ruota le facoltà umanistiche come, per esempio, Lettere, Lingue e Filosofia. Il terzo posto del podio spetta alle facoltà sanitarie come Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Professioni sanitarie. Invece, meritano una medaglia per la resistenza le facoltà scientifiche: Ingegneria, Matematica, Chimica, Fisica, Statistica hanno perso solo il 3% delle matricole.
SI TOCCA IL FONDO NELLE CLASSIFICHE INTERNAZIONALI - Intanto, le università italiane continuano a perdere posizioni anche nelle classifiche internazionali. Infatti, qualche giorno fa la Times Higher Education ha pubblicato la classifica delle università più prestigiose. Il primo posto è occupato da Harvard e da Oxford per le università europee. Gli atenei italiani non arrivano nemmeno fra i primi 200 classificati. A comparire per prime tra quelle del nostro paese sono le università di Milano, Milano Bicocca e Trieste tra il 251° e 275° posto. Bologna, Trento e Torino compaiono solo tra il 271° e il 300° posto.
Serena Rosticci