
Questo 2020 è senza dubbio un anno atipico: la pandemia che si è abbattuta sul mondo a partire da gennaio/febbraio ha messo in crisi un po’ tutti i settori, tra i quali rientra anche la scuola e in particolare l’università.
Infatti, come già si è visto più volte nel nostro Paese, dopo grandi crisi economiche ciò che ne risente di più è spesso proprio l’istruzione. E a conferma di questi presentimenti negativi è intervenuto un rapporto della SVIMEZ, un'associazione privata senza fini di lucro, che include nel suo statuto lo scopo di promuovere lo studio delle condizioni economiche del Mezzogiorno d'Italia. Scopriamo quindi cosa dicono queste previsioni.
- Leggi anche:
- I laureati del 2019 sono "più bravi", ma la pandemia mette alla prova l'occupazione
- Universitaly, la piattaforma per gli universitari cambia look. Tutto ora è più semplice
- Tanti appelli in pochi giorni? Come fare se il calendario degli esami è "impossibile"
- Sessione estiva ai tempi del Covid: come funzionano gli esami universitari
Università 2020/2021: calo di iscritti?
Già durante le precedenti crisi economiche, soprattutto quella del 2008/2009, si è registrato un importante calo di iscritti alle università di livello Nazionale, con una flessione maggiore nel Mezzogiorno. E proprio per questa riflessione il rapporto parla di un totale di quasi 10mila studenti che potrebbero decidere di non continuare gli studi; in particolar modo si prevede un calo di circa 6.300 nel Mezzogiorno e i restanti 3.200 per il Centro Nord. Il tutto si colloca in un quadro che in realtà ancora non si era del tutto ripreso proprio dalla crisi del 2008/2009. Infatti, gli atenei, soprattutto del Mezzogiorno, nel corso di questi anni hanno visto solamente un parziale recupero per le Università del Sud Italia, ancora lontane dai valori pre-crisi.
Quanto caleranno le iscrizioni all’Università nel 2020/2021?
Come quindi già sappiamo, durante le crisi economiche i redditi delle famiglie ovviamente diminuiscono e con loro le opportunità di far proseguire gli studi ai propri figli una volta che questi ultimi sono usciti dalla scuola superiore. E in momento storico nel quale l’Italia è uno dei Paesi europei con i livelli più bassi di laureati è una decrescita significativa che va a minare il percorso invece di recupero che si era portato avanti fino al 2019, dove al Centro-Nord i valori di nuove matricole per anno erano addirittura finalmente in crescita anche rispetto a quelli pre-2008. E invece, tutti questi sforzi potrebbero essere resi vani dalla nuova crisi economica che si sta affacciando sull’Europa e sul mondo proprio a causa della pandemia: per questo la Svimez ha stimato una riduzione del tasso di proseguimento di 3,6 punti nel Mezzogiorno e di 1,5 nel Centro-Nord.