
Le Università italiane perdono terreno: la qualità dei servizi offerti è sempre più bassa, mentre il costo delle tasse universitarie sale continuamente. Anche i Rettori protestano, e fanno sapere che la situazione è grave, perché il Fondo di finanziamento ordinario non basta a coprire le spese fisse.
IL SISTEMA UNIVERSITARIO ITALIANO E’ IN CRISI - “Il sistema universitario italiano sta ormai precipitando in una crisi irreversibile tale da minare l'immagine internazionale del Paese e le sue prospettive di sviluppo”, a dirlo sono i Rettori delle Università italiane.
Una protesta che vuole quasi essere una giustificazione all’ennesimo rincaro delle tasse universitarie che si sta abbattendo sugli studenti. Infatti toccherà alle famiglie, come sempre, rimboccarsi le maniche per mettere una pezza all’inefficienza, al mal governo e alla scarsa qualità del sistema universitario.NUOVI AUMENTI: LE TASSE CRESCONO DEL 7% - Secondo una recente indagine di Federconsumatori, le rette universitarie sono aumentate mediamente del 7% rispetto allo scorso anno. Come se non bastasse, l’incremento maggiore si è avuto per gli studenti inclusi nelle fasce di reddito più basse. Mediamente per l’importo della prima fascia l'aumento è stato dell'11,3%, per la seconda fascia è stato del 10%. Per la terza fascia si è avuto un incremento del 2,8%, mentre per la penultima, riservata a redditi abbastanza alti, l’incremento è stato solo dell'1,1%.
AL NORD L’UNIVERSITA’ COSTA DI PIU’ - Al Nord andare all’università costa maggiormente: si spende il media l'8,4% in più rispetto alla media nazionale, considerando la fascia di reddito più bassa. Oltre il 30% in più considerando quella più alta. Un primato negativo spetta all'Università di Parma, che vanta i costi più alti per le tasse universitarie. Per frequentarla gli studenti più poveri devono pagare un minimo di 931,92 euro per le facoltà umanistiche e di 1047,74 euro per quelle scientifiche.
L'EVASIONE FISCALE RUBA RISORSE A CHI NE HA BISOGNO - Alla base del problema ci sarebbe anche una grave evasione fiscale, alla quale sembrerebbero essere avvezzi moltissimi studenti iscritti. Secondo Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, "questo fenomeno, unito alla diminuzione degli investimenti destinati alla pubblica istruzione, sta facendo crescere progressivamente il numero di studenti che rientrano nelle fasce più basse, provocando quindi una diminuzione delle risorse da distribuire: ad essere penalizzati, quindi, saranno coloro i quali hanno davvero bisogno di usufruire dell'istruzione pubblica senza spendere una fortuna".
IL FIGLIO DI UN OPERAIO PAGA DI PIU’ DEL FIGLIO DI UN IMPRENDITORE - Moltissimi figli di lavori autonomi e liberi professionisti, infatti, ricorrono a diversi stratagemmi per evadere il pagamento delle tasse e risultare poveri. In questo modo, non solo rientrano nelle fasce più basse di reddito, ma riescono ad aggiudicarsi molti incentivi e contributi, come borse di studio ed esoneri dalle tasse. Al contrario, uno studente di una famiglia monoreddito, che in Italia si avvicina pericolosamente alla soglia di povertà, è generalmente costretto a pagare fior di soldi per studiare. Il paradosso, come spiega Trefiletti, è che "in questo modo il figlio di un operaio specializzato finisce per pagare imposte superiori a quelle che vengono richieste al figlio di un orafo o di un pellicciaio".
Mirko Carnevale