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la storia di indi gregoryLa piccola Indi Gregory non c'è più. La neonata, affetta da una rara e grave patologia mitocondriale e negli scorsi giorni finita al centro di una questione legale tra Italia e Regno Unito, si è spenta questa notte.


Per la piccola le speranze si erano già spente sabato 11 novembre, quando i giudici - rigettando il ricorso dei genitori - avevano disposto il distacco dei supporti vitali. Si è conclusa così nel peggiore dei modi una vicenda che ha visto anche il nostro Paese protagonista: nonostante però il tempestivo intervento del Consiglio dei Ministri e del console Corradini, i giudici inglesi sono andati dritti per la loro strada. Ad annunciare la tragica scomparsa della bambinia è stato il papà di Indi, Dean Gregory.

La malattia e la questione legale

La bambina, ricoverata presso l'ospedale di Nottingham, era affetta da una rara malattia degenerativa che impedisce il corretto sviluppo dei muscoli. Si tratta di un grave disturbo neuro-metabolico a livello mitocondriale che compromette in modo drammatico la qualità e l'aspettativa di vita. I medici dell'ospedale di Roma 'Bambino Gesù' si erano così offerti di gestire il caso, incontrando però l'opposizione dei colleghi inglesi e dei giudici dell'Alta Corte di Londra.

”Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto della sua mamma e del suo papà a fare tutto quello che possono per lei” questo il commento di Giorgia Meloni, riportato da 'Open', subito dopo il conferimento della cittadinanza italiana alla piccola neonata. ”La deliberazione fa seguito alla disponibilità espressa dall’ospedale pediatrico “Bambino Gesù” in relazione al ricovero di Indi Gregory e alla conseguente richiesta di concessione della cittadinanza italiana avanzata dai legali dei genitori. Il Governo italiano ha inoltre comunicato, alla direzione dell’ospedale e alla famiglia, l’impegno a coprire i costi dei trattamenti sanitari che saranno ritenuti necessari” spiegava un comunicato di Palazzo Chigi. Massima solidarietà e disponibilità da parte del governo, dunque, che si era anche offerto di gestire il trasferimento della piccola dal Regno Unito in Italia.

Nelle ultime ore i genitori della piccola avevano ringraziato il nostro Paese: ”Il mio cuore si riempie di gioia perché gli italiani hanno dato a me e mia moglie Claire speranza e fiducia nell’umanità. Gli italiani hanno dimostrato attenzione alle cure in modo amorevole e sostegno. Vorrei solo che nel Regno Unito fosse lo stesso”, ha dichiarato a 'LaPresse' Dean Gregory, il papà di Indi. Una battaglia contro il tempo, e contro la burocrazia, che alla fine ha visto però spegnersi anche l'ultimo barlume di speranza. L'Alta Corte di Londra, infatti, aveva negato ai genitori la possibilità del trasferimento in Italia per la piccola.

L'intervento del console

La decisione si basava sul parere dei medici di Nottingham, secondo i quali le terapie alle quali Indi era stata sottoposta erano pressoché inutili: la bimba sarebbe comunque morta e il proseguire con le cure significherebbe un accanimento terapeutico inutile e doloroso. L'ultimo appiglio per la famiglia consisteva nell'intervento del console italiano a Manchester, Matteo Corradini. Il console ha emesso un provvedimento d'urgenza tramite cui veniva autorizzata "l'adozione del piano terapeutico proposto dall'ospedale Bambino Gesù e il trasferimento della minore a Roma" come riportava 'SkyTg24'. Corradini "ha anche nominato un curatore speciale" ed è impegnato allo scopo di "favorire l'auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due Paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione".

"Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non la sua anima": lo sfogo dei genitori

L'intervento del console aveva sortito gli effetti sperati. Nelle scorse ore, infatti, il termine per il distacco dei supporti vitali era stato prorogato a dopo la nuova udienza dello scorso venerdì 10 novembre. Inizialmente, invece, il termine era stato fissato per le ore 14:00 di giovedì 9 novembre. Ma dopo aver esaminato il ricorso, il giudice inglese ha ritenuto che non ci fossero gli estremi per autorizzare il trasferimento, disponendo inoltre il distacco dei macchinari per la giornata di sabato 11 novembre. La bambina è stata quindi trasferita in un hospice dove si è spenta all'01:45 di questa mattina.

Ad annunciarlo è stato il papà, Dean Gregory: "Mia figlia è morta, la mia vita è finita all'1:45. Io e mia moglie Claire siamo arrabbiati, affranti e pieni di vergogna. Il servizio sanitario e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma anche la dignità di morire nella sua casa. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima" ha detto il giovane padre a 'LaPresse', come riportato da 'TgCom24'. "Sapevo che era speciale dal giorno in cui è nata, hanno cercato di sbarazzarsi di lei senza che nessuno lo sapesse, ma io e Claire ci siamo assicurati che sarebbe stata ricordata per sempre" ha aggiunto il genitore.

I casi di Charlie Gard e Alfie Evans

Non è la prima volta che i medici del Bambino Gesù si mettono a disposizione. Un altro caso simile a quello di Indi è stato quello di Charlie Gard, morto il 28 luglio 2017, dopo una lotta legale tra famiglia e medici. Anche in quel caso l'azienda ospedaliera romana si fece avanti ma invano. A questi si aggiunge il caso del piccolo Alfie Evans. Nel 2017 l'ospedale di Liverpool che lo aveva in cura optò per la cessazione del trattamento sanitario, dando inizio a una battaglia legale durata oltre un anno. Ma, nel 2018, nonostante anche l'intervento di Papa Francesco, che sollecitò le autorità inglesi, il piccolo morì.