
L'indagine nazionale di Save The Children
Circa 60mila adolescenti, il 27,8%, svolge lavori particolarmente dannosi per i loro percorsi educativi e per il loro benessere psicofisico. I settori più colpiti da questo fenomeno sono la ristorazione e la vendita al dettaglio, ma emergono anche nuove forme di lavoro online come la realizzazione di contenuti per i social media o i videogiochi. Secondo i dati dei Servizi della Giustizia Minorile, circa il 40% dei minori e dei giovani adulti presi in carico ha lavorato prima dell'età legale consentita. In particolare, più di un minore su dieci ha iniziato a lavorare all'età di 11 anni o prima, e oltre il 60% di essi ha svolto attività lavorative dannose per lo sviluppo e il benessere psicofisico. I settori maggiormente colpiti dal fenomeno del lavoro minorile sono la ristorazione, con il 25,9% dei casi, e la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali, con il 16,2%, seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%) e dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%).
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Per i giovani anche forme di lavoro online
La crescente diffusione del lavoro online ha portato alla nascita di nuove forme di impiego, come la creazione di contenuti per social media e giochi video, o l'attività di rivendita di prodotti come sneakers, smartphone e sigarette elettroniche. Secondo un'indagine, più della metà dei lavoratori intervistati svolge queste attività ogni giorno o qualche volta a settimana, con circa la metà che lavora per più di 4 ore al giorno. L'indagine ha inoltre evidenziato che tra i minori di età compresa tra 14 e 15 anni che hanno lavorato o stanno lavorando, il 29,9% lo fa durante le ore scolastiche, con il 4,9% che addirittura salta le lezioni per lavorare. I dati hanno inoltre mostrato che la percentuale di minori che non superano l'esame di scuola secondaria di primo o secondo grado è quasi doppia tra coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 16 anni, rispetto a coloro che non hanno mai lavorato. Inoltre, la percentuale di minori che hanno interrotto temporaneamente la scuola secondaria di primo o secondo grado è più che doppia rispetto ai coetanei che non hanno mai lavorato.
Le proposte di Save The Children
La recente indagine ha evidenziato una stretta correlazione tra il lavoro minorile e la dispersione scolastica. Secondo la Direttrice del Programma Italia-UE di Save the Children, Raffaela Milano, molti giovani in Italia entrano nel mondo del lavoro troppo presto, senza un contratto, senza alcuna forma di tutela e conoscenza dei loro diritti. Questo ha un impatto negativo sulla loro crescita e sul loro percorso educativo, rendendo il lavoro minorile un fattore di dispersione scolastica.In una fase di crisi economica e crescita della povertà minorile, è importante che le istituzioni coordinino gli sforzi per prevenire questo fenomeno. Per questo, si richiede l'istituzione di una Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia e la promozione di un'indagine conoscitiva sul lavoro minorile e le sue connessioni con la dispersione scolastica da parte della Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza.
Inoltre, è necessario un intervento diretto nei territori più deprivati per rafforzare le reti di monitoraggio, sostenere i percorsi educativi e formativi, e contrastare la povertà economica ed educativa. Questo richiede l'azione sinergica di tutti gli attori sociali ed economici e delle istituzioni.