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Chiara Ferragni indagata per truffa aggravata, cosa vuol dire e cosa rischia?Post sui social da milioni di visualizzazioni e pubblicità che facevano credere ai consumatori che, attraverso l’acquisto del pandoro, avrebbero contribuito alle donazioni indirizzate all’ospedale Regina Margherita di Torino. Alla prova dei fatti però non era così, da qui l’inganno sotto il mirino della Procura.

Video Instagram Chiara Ferragni

Sono queste le basi su cui si stanno muovendo le indagini per truffa aggravata nei confronti dell’influencer Chiara Ferragni e di Alessandra Balocco, ad della famosa azienda dolciaria.

Caso pandoro Ferragni: da frode in commercio a truffa aggravata

L’inchiesta, fa sapere il ‘Corriere della Sera’, era già partita alla fine di dicembre a seguito degli oltre 100 esposti presentati da Codacons e Assourt. Ma nella giornata di lunedì la questione avrebbe preso un’altra piega quando la Guardia di finanza, su ordine del procuratore di Milano Eugenio Fusco, si è presentata nella sede di Fossano della Balocco per entrare in possesso della documentazione della campagna pubblicitaria del cosiddetto “Pandoro Pink Christmas”. La notizia è infatti quella di una modifica della prospettiva accusatoria: l’ipotesi di reato sarebbe passata da frode in commercio a truffa aggravata. Questo soprattutto alla luce dell’acquisizione di uno scambio di mail tra lo staff della Balocco e quello delle società di Chiara Ferragni.

Secondo l’Antitrust: “Assolutamente consapevoli” dell’inganno

Buona parte dei documenti presi in custodia sono gli stessi grazie ai quali l’Antitrust aveva già sanzionato per pubblicità ingannevole le società Fenice srl e Tbs Crew srl, che vedono a capo appunto Chiara Ferragni, con una multa di un milione e 75 mila euro. Anche la Balocco non l’ha passata liscia, trovandosi sul groppone una sanzione di 425mila euro.

Secondo l’Antitrust, spiega il ‘Corriere della Sera’, la Balocco e le società della Ferragni erano assolutamente consapevoli di quello che stavano facendo, e che quindi non ci sarebbe stata nessuna beneficenza in correlazione con le vendite del pandoro. Le donazioni all’ospedale erano infatti già avvenute prima dell’operazione, per un totale di 50mila euro da parte della sola Balocco. Tuttavia, sulle confezioni del pandoro, nonché sui post e sulle storie di Ferragni, veniva lasciato intendere diversamente, e cioè che l’influencer “partecipava direttamente alla donazione”.

In particolare, riporta sempre il ‘Corriere’, il procuratore Fusco ipotizza a carico delle indagate l’aggravante di aver “approfittato di circostanze tali da ostacolare la pubblica difesa”, che in questo caso corrisponde alla comprensione dei consumatori.

Chiara Ferragni: “Ho piena fiducia nell’attività della magistratura”

Dopo un lungo silenzio, nei giorni scorsi Chiara Ferragni è tornata a parlare del caso. “Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso”, ha detto l’imprenditrice. Ho piena fiducia nell’attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile”. E poi ancora: “Sono, invece, profondamente turbata per la strumentalizzazione che una parte dei media sta realizzando, anche diffondendo notizie oggettivamente non rispondenti al vero”.

Truffa aggravata: cosa rischia Chiara Ferragni

Ma, nel dettaglio, cosa rischia Chiara Ferragni? Innanzitutto chiariamo: la frode in commercio consiste nella consegna di un bene diverso da quanto prospettato all’acquirente. Questa era l’ipotesi accusatoria di partenza, che però non corrisponde a quello che è successo nel caso del cosiddetto pandoro-gate. Proprio per questo, la Procura si sta muovendo ora sull’ipotesi truffa, che sembra aderire di più ai fatti. La truffa è infatti un reato che induce in errore la parte offesa che, ingannata, agisce danneggiando sé stessa a favore del truffatore colpevole di raggiro. Chi si macchia di questo reato, seguendo il Codice penale, è punibile con la reclusione da tre mesi a tre anni e una multa che può andare da 51 a 1032 euro. Discorso diverso per la truffa aggravata, che sussiste quando il truffatore sfrutta la distanza con l’acquirente, impossibilitato quindi a controllare tanto l’identità del venditore quanto la qualità effettiva del prodotto, costringendolo così al raggiro. In questo caso, la sanzione cresce arrivando a una pena di reclusione da uno a cinque anni e a una multa che va da 309 a 1549 euro.

Ma è troppo presto per saltare a conclusioni. Al centro della questione c’è, come dicevamo, lo scambio di mail tra gli staff delle società coinvolte. Ora bisognerà chiarire se effettivamente il tutto sia stato architettato volontariamente o meno.

Data pubblicazione 9 Gennaio 2024, Ore 16:46 Data aggiornamento 9 Gennaio 2024, Ore 16:53
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