
“I giovani non hanno bisogno di prediche. Hanno bisogno di esempi”. E chissà cosa penserebbe oggi Sandro Pertini dei punti di riferimento dei giovanissimi. Probabilmente se li farebbe amici, lui che ha sempre incarnato un po' il ruolo di 'Presidente del popolo'.
Oggi ricorrono i 34 anni dalla morte di uno dei Presidenti della Repubblica più rappresentativi della politica italiana: Pertini fu infatti una figura di assoluto rilievo nel ventesimo secolo, soprattutto nel Dopoguerra, perché lasciò un'impronta indelebile nel panorama politico e sociale del Paese.
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Chi era Sandro Pertini
Nato il 25 settembre 1896 a Stella San Giovanni, in Liguria, Pertini veniva da una famiglia di umili origini. Durante la prima guerra mondiale, si distinse per il suo coraggio e il suo impegno sul fronte italiano, venendo ferito più volte e ottenendo numerosi riconoscimenti, tra cui la medaglia d'argento al valore militare. Terminato il primo conflitto mondiale, Pertini si dedicò alla politica e all'attivismo sindacale, diventando un membro attivo del Partito Socialista Italiano (PSI) e dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (ANCR). Negli anni del ventennio, la sua lotta per i diritti dei lavoratori lo portò a scontrarsi più volte con il regime fascista di Benito Mussolini, e per questo venne prima arrestato, poi imprigionato e, quindi, esiliato.
Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, Sandro Pertini emerse per il suo impegno nella Resistenza Italiana, di cui era anche uno dei leader più autorevoli. Nel Dopoguerra fu uno dei protagonisti indiscussi della vita politica italiana, contribuendo anche alla formazione del nascente Partito Socialista Democratico Italiano (PSDI). Non solo, Pertini ricoprì anche diversi incarichi istituzionali: fu prima Deputato alla Costituente, poi Presidente della Camera dei Deputati e, successivamente, Presidente della Repubblica Italiana.
Il 'Presidente del popolo'
E proprio il suo ultimo incarico politico gli fece guadagnare la stima degli italiani. In un’Italia ancora sconvolta dal caso Moro e dallo scandalo Lockheed, Pertini diventò la figura perfetta per ridare autorevolezza a uno Stato evidentemente in crisi. Ad oggi possiamo dire che svolse un ruolo fondamentale nel consolidamento delle istituzioni democratiche nel nostro Paese. E lo fece in punta di piedi, guadagnandosi poco a poco la fiducia del popolo, grazie anche a quelle sembianze di 'nonnetto gentile'. Ma secondo qualcuno sapeva essere anche un one-man-show, capace anche di anticipare (spesso involontariamente) alcune tendenze: “Un Super-io al tempo stesso poetico e robotico, comunque di intensa spontaneità e altrettanto impatto mediatico che anticipò, insediandola come avamposto al massimo grado delle istituzioni, la lunga stagione della politica-spettacolo” scrive infatti di lui Filippo Ceccarelli, storica firma de 'La Repubblica'. Un po' come quando tornò con l’aereo degli azzurri, usciti vittoriosi dal Mondiale di calcio di Spagna '82 - improvvisando uno scopone con Zoff, Causio e Bearzot: Pertini e Zoff persero quella partita, ma la foto divenne uno dei simboli del Novecento italiano!