
Oggi, 23 maggio, è una data importante: lo stesso giorno del 1992, in un attentato terroristico organizzato da Cosa Nostra, moriva Giovanni Falcone, il noto magistrato italiano diventato simbolo della lotta alla Mafia.
È successo a Capaci, comune della città metropolitana di Palermo, in Sicilia.
L’attentato terroristico, di matrice mafiosa, prenderà il proprio nome dal luogo della vicenda, passando alla storia come la “strage di Capaci”.Leggi anche:
La lotta alla mafia di Giovanni Falcone
Magistrato italiano, Giovanni Falcone ha letteralmente dedicato la sua intera vita alla lotta contro la Mafia. Fu tra i primi a comprendere la struttura gerarchica e unitaria di Cosa Nostra, nonché il suo funzionamento e il suo modus operandi. Il metodo investigativo di Falcone, derivante proprio da queste conoscenze acquisite dopo anni di esperienza sul campo, sarebbe poi divenuto un vero e proprio punto di riferimento, anche a livello mondiale. Un approccio che affonda le sue radici sulla rigorosa ricerca delle prove e sulle indagini focalizzate in primo luogo sui patrimoni e sui conti bancari, ma anche sulla perseverante ricerca delle tracce lasciate dal denaro e un affiatato lavoro di squadra. Queste erano le fondamenta su cui poggiava l’intensa attività di Falcone che, insieme al pool antimafia, ha portato infine al primo maxiprocesso contro Cosa Nostra, uno dei percorsi giudiziari più importanti della storia italiana, ma non solo.
Grazie all’eccezionale impegno di un gruppo di magistrati guidati da Falcone, che ha lavorato instancabilmente nonostante anni di assoluzioni per insufficienza di prove, ben 475 boss e gregari di Cosa Nostra sono stati condotti davanti alla giustizia e arrestati. Il processo si è concluso con 19 ergastoli e condanne per 2665 anni di carcere.
Ma Giovanni Falcone fu anche tra i primi a comprendere che le organizzazioni criminali italiani stavano velocemente superando i confini nazionali. Proprio per questo motivo teorizzava, già 40 anni fa, l’importanza della cooperazione giudiziaria internazionale. Il suo impegno non è stato vano. Nel 2000, durante la X Conferenza delle Parti a Vienna, al suo lavoro e al suo sacrificio è stata dedicata la risoluzione, approvata all’unanimità da 190 Paesi, sulla Convenzione di Palermo del 2000 contro il crimine transnazionale.
Molti gli elogi, molti gli onori per il suo coraggio. Nonostante questo, però, Giovanni Falcone non si è mai considerato un eroe, ma piuttosto un uomo dello Stato chiamato a svolgere il proprio dovere. Riguardo al mito della presunta invincibilità di Cosa Nostra, affermava: “La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà una fine”.
Cosa è successo il 23 maggio 1992
Sono passati esattamente 31 anni dal 23 maggio 1992, giorno in cui avvenne quella che passò alla storia come la “strage di Capaci”. Si è trattata di un attentato terroristico, organizzato e compiuto da Cosa Nostra, con il chiaro obiettivo di far tacere il protagonista della lotta alla Mafia, Giovanni Falcone.
Questi i fatti. Di ritorno da Roma il 23 maggio 1992, Giovanni Falcone e la moglie atterranno a Palermo con un aereo dei servizi segreti partito dall’aeroporto di Ciampino alle 16:40. Ad aspettarli, tre auto blindate e una scorta, con il compito di sorveglianza a seguito del fallito attentato ai danni del magistrato del 1989.
Imboccata l'autostrada A29, all’altezza dello svincolo di Capaci, ore 17:57, una terribile esplosione colpisce in pieno il corteo di auto, portando alla morte Giovanni Falcone, la moglie Francesco Morvillo e gli agenti della scorta, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Frasi di Giovanni Falcone da ricordare
Il giudice simbolo della lotta alla mafia pronunciò frasi importanti che riassumevano il suo pensiero e il suo impegno nel lavoro di magistrato contro le associazioni criminali. Qui ne riportiamo alcune:
“La mafia è l’organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme”
(Giovanni Falcone)
“Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi”
(Giovanni Falcone)
“La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”
(Giovanni Falcone)
“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”
(Giovanni Falcone)