
Il cellulare squilla di continuo. Se prima erano solo le chiamate a disturbare la quiete e la tranquillità oggi il drin drin è solo un vecchio ricordo, un po’ retrò e demodé. Notifiche, avvisi, promemoria, messaggi, WhatsApp, sono i compagni quotidiani della vita di tutti i giorni. Ma parliamo proprio degli amatissimi messaggi dell’app verde che ha rivoluzionato il modo di comunicare. Ormai sempre più spesso le “comunicazioni” sono qualcosa a metà strada tra i punti e virgola e i punti esclamativi, avete mai notato che i segni di punteggiatura fanno intermante parte del modo di comunicare? Degli studi hanno rivelato che la punteggiatura in realtà dice molto di più delle parole, come riporta anche il Post.it
Prima della punteggiatura ai tempi di WhatsApp c’è stato l’amore ai tempi di WhatsApp
LA PUNTEGGIATURA DICE MOLTO – Una virgola fuori posto o un punto esclamativo alla fine di una parola, possono avere un effetto decisivo sul messaggio inviato a una persona. Un punto di sospensione in un messaggio di notte può far crollare illusioni e infrangere sogni d’amore; un punto esclamativo in un gruppo whats app potrebbe generare “l’odio digitale” di tutti i suoi membri. Fate attenzioni a cosa scrivete ma soprattutto a come lo fate. La punteggiatura oggi come oggi: regna sovrana.
LA PUNTEGGIATURA E LE EMOZIONI - Da quanto sono stati inventati, questi misteriosi e simpatici segni grafici hanno avuto due principali funzioni: quella sintattica (utilizzata per la divisione degli elementi nella frase) quella emotiva-intonativa (utilizzata per dare una intonazione e una interpretazione alla frase di un messaggio). Ai tempi moderni usare un punto esclamativo in meno del solito può far pensare che ci sia qualcosa che non và; un punto interrogativo dimenticato potrebbe far pensare ad un'altra persona di essere distratti e troppo freddi. Questi sono alcuni degli esempi ripresi in un articolo di una giornalista di New York Jessica Bennet, che incuriosita dall’argomento ha iniziato a studiare questo aspetto della comunicazione, ricavando una constatazione importante che ai tempi di WhatsApp e cellulari la punteggiatura è legata a sottotesti che indicano delle condizioni caratteriali. Dice la Bennet «È come se improvvisamente sia nata una specie di micro-punteggiatura: piccoli segni che stanno su un piccolo schermo improvvisamente ci raccontano più cose della persona che ci sta scrivendo rispetto alle parole contenute nel testo (o almeno questo è quello che crediamo noi)»
LA PUNTEGGIATURA, LA PAROLA AGLI ESPERTI – Un campo minato e labirintico quello di punti, virgole ed punti esclamativi, che alcuni studiosi però hanno voluto percorrere ricavando alcuni dati importanti. Secondo Ben Zimmer, linguista e direttore del sito Vocabulary.com, «la punteggiatura “digitale” trasmette più informazioni di quella che usiamo in altri testi scritti perché deve comunicare tono, ritmo ed emozione, piuttosto che indicare la struttura grammaticale di un testo. Persino un periodo poco complesso può essere arricchito di un significato speciale». Nei nostri messaggi molto spesso usiamo troppa punteggiatura, perché enfatizzare un messaggio è diventata una abitudine, una nuova forma di comunicazione per alcuni versi, insomma pare che ogni segno grafico abbia un significato particolare, una sorta di etichetta delle emozioni. Darla Massaro, una terapista newyorchese, ha detto a Bennett che ultimamente «è come se ciascuno abbia adottato un suo modo di usare la punteggiatura, e che i propri “vezzi” si possano trasmettere da una persona all’altra. È come se ognuno avesse un proprio “accento” di punteggiatura»
Insomma oltre ai messaggi non verbali che inconsciamente mostriamo quando conversiamo, come passarsi una mano tra i capelli o distoglierle lo sguardo, sono una frontiera parallela dei messaggi non detti nascosti dietro la punteggiatura.
Carmine Zaccaro