
Siamo in attesa dell’inizio delle somministrazioni del quarto vaccino approvato dall’EMA (Agenzia europea dei medicinali) e dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) che dovrebbe coincidere con la seconda metà del mese di aprile. Si tratta di un vaccino nel quale si ripongono grandi speranze per quanto riguarda una possibile accelerazione del processo di immunizzazione di tutta la popolazione sia perché ne basta una sola dose sia perché può essere conservato a temperatura di frigorifero. Sembrerebbe quindi avere una serie di vantaggi rispetto agli altri tre già disponibili. Vediamo quindi le caratteristiche di questo nuovo vaccino.
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Vaccino Johnson & Johnson: quando dovrebbe arrivare
In Italia, stando agli accordi con l'Ue, spettano in totale 27 milioni di dosi su 200mila complessive. Dal 19 aprile si attendono le prime 400mila dosi per il nostro Paese.
Vaccino Johnson & Johnson: i vantaggi e le indicazioni per le somministrazioni
Lo Janssen Covid-19 Vaccine (questo il nome ufficiale), a differenza di Pfizer-BioNTech e di Moderna basati su RNA messaggero, utilizza come vettore un virus (Adenovirus 26, o Ad26). Ha caratteristiche simili a quelle di AstraZeneca (che da pochi giorni ha cambiato il suo nome in Vaxzevria), sia per il vettore sia per efficacia, ma rispetto ad esso ha due evidenti vantaggi: la prima è che necessita di una sola somministrazione, arrivando ad un’efficacia del 77% dopo 14 giorni dalla somministrazione e dell'85% dopo 28 giorni - come riporta il sito del Ministero della Salute. La seconda, anch’essa di grande importanza, è che può essere conservato per 3 mesi a temperatura di frigorifero. Inoltre il gruppo farmaceutico statunitense si è impegnato a venderlo a prezzo di costo. Il vaccino è attualmente indicato per la somministrazione dai 18 anni, senza limite massimo di età.
Vaccino Johnson & Johnson: come cambierebbe la situazione
In Italia, oltre agli attuali centri di somministrazione, si sta lavorando affinché il vaccino sia disponibile nelle farmacie. Sarà somministrato in aree apposite, distinte da quelle utilizzate per la vendita dei farmaci, da medici vaccinatori coadiuvati da farmacisti. Tutti professionisti che nel frattempo, in considerazione della recente legge, dovranno essere stati a loro volta vaccinati. La dose unica consentirebbe di accelerare il traguardo di quella fatidica percentuale di cittadini che potrebbe portare all’immunità di gregge, stimato adesso intorno all’80% della popolazione. Come detto, dovremmo disporre dei primi 7,3 milioni di dosi entro la fine del secondo trimestre, per il terzo trimestre dovrebbero arrivarne altri 15,9 milioni e i rimanenti 4 milioni dovrebbero essere disponibili dal mese di ottobre. Speriamo per una volta che i dati stimati corrispondano a quelli reali, perché questo vaccino sarà prodotto anche nel nostro paese nello stabilimento della Catalent di Anagni, in provincia di Frosinone. Un vaccino a chilometro 0!
Vaccino Johnson & Johnson nel mondo
Il vaccino statunitense rimane stabile per due anni da -25° a -15°C, ma si può conservare per un massimo di tre mesi ad una temperatura di refrigerazione ordinaria, compresa tra di 2°-8°C. Questo consentirebbe, tra l’altro, il suo utilizzo in parti del mondo dove sarebbe impossibile disporre di apparecchi per lo stoccaggio a temperature estreme, quelle che sono invece necessarie per i vaccini attualmente in circolazione in Europa. Sarebbe quindi plausibile poter raggiungere a breve anche aree remote del pianeta, consentendo di vaccinare persone fino ad oggi difficilmente raggiungibili. Ma questo significherebbe far prima? A dire il vero negli Stati Uniti il vaccino di Johnson & Johnson, autorizzato già dal mese di febbraio, non ha contribuito con particolari accelerazioni della campagna vaccinale, anche perché fino ad ora le sue forniture non hanno brillato né per quantità né per regolarità. Sia le previsioni del New York Times che quelle del presidente Biden, di fatto, sono ancora in attesa di dati che supportino quell'ottimismo che il nuovo prodotto aveva suscitato. La regolare progressione dei dati attuali si deve agli aumenti di produzione degli altri vaccini in commercio già utilizzati.
Susanna Galli